Pezzo per l’Espresso
Tre consigli (non richiesti) per Prodi:
1) Il più stupido degli spin doctors non può pensare che una buona comunicazione risolva i problemi politici. Quindi, per prima cosa, Prodi affronti la sua maggioranza (tutta) e la metta brutalmente di fronte al tema: se si continua così si va a casa, per incidente tecnico o per complotto, che oggi non c’è, ma prima o poi arriverà. Troviamo un accordo, anche definito e limitato: un periodo di lavoro intenso e unitario, al termine del quale si fa il punto, e civilmente si decide come (e se) proseguire. Fino a quel momento, per cortesia, soggetto, sceneggiatura e regia del film sono a Palazzo Chigi.
2) In cambio, Prodi esca dalla sindrome dell’accerchiamento di cui è vittima. Sono tutti contro di me, stampa, alleati, avversari, poteri forti e deboli. Non è vero, e se lo fosse non serve urlarlo ai quattro venti. Il Professore si disponga all’ascolto, al dialogo, non si senta autosufficiente, non sia arrogante. L’insicurezza provoca arroccamento, la forza genera apertura verso gli altri.
3) Consiglio operativo. Ore 8 e 30, Palazzo Chigi: si riunisce lo staff, si analizzano giornali e talk Tv della sera precedente, si fa il punto barca della giornata stabilendo i temi che il governo (tutto il governo) intende comunicare, con un rapido giro di telefonate si concordano le uscite dei ministri, e ci si avvia con serenità al braccio di ferro quotidiano con l’informazione. Sapendo che a volte le cose sono più semplici di quanto si immagini: giornali e Tv non sono pregiudizialmente contro, vogliono solo ricevere informazioni chiare e univoche.