Mal di pancia

Ieri, in preda a fastidiosissimi dolori intestinali, mi sono sentito in imbarazzante sintonia con un pezzo del discorso di Di Pietro al congresso dell’Idv. “Se accettiamo solo il voto di pancia, si può prendere il 2 o l’8 per cento: è un voto di diarrea politica”.

Di Di Pietro non mi piace nulla. Volgari, grossolane immagini retoriche, linguaggio questurino, furbizia ammiccante, perenne vocazione al complottismo e al vittimismo: insomma, non è il modello di leader politico che preferisco, per così dire.

L’Idv mi piace ancora meno. E’ fatta prevalentemente di politici che non hanno trovato spazio altrove, riciclandosi nell’humus fertile del populismo e della demagogia. E ora sono come dei virus che vagano nel corpo elettorale proprio con l’obiettivo di provocarla e stimolarla, questa orribile “diarrea politica”. (Perché è chiaro che il voto di pancia non viene da solo: è vellicato, costantemente titillato da micidiali agenti patogeni).

Eppure la lieve metafora ha innalzato ieri Di Pietro al rango di leader politico. Perché l’ha usata per affermare, a seguire, un concetto nobile: “Urlare in piazza non basta. Io non voglio morire a fare l’opposizione a Berlusconi, voglio sconfiggerlo politicamente”. Finendo per traghettare un congresso che si spellava le mani per l’indecente intervento di Genchi sulle sponde della cultura di governo (oddio, espressione forte…) Una svolta, non so quanto sentita, magari dovuta al fatto che aveva sul collo il fiato di De Magistris… comunque un’operazione intelligente.

Ora il poliziotto molisano, per riprendersi del tutto ed evitare in futuro nuovi disturbi, dovrà mangiare/parlare leggero, misurare le forze, evitare cibi dannosi e indigeribili (Travaglio, Flores D’Arcais). Vedremo se ne sarà capace.
(Come sono finito… basta un mal di pancia e mi ritrovo a fare l’elogio di Di Pietro…)