Domani scenderà in piazza il centrosinistra. Insieme: contro i trucchi, per le regole. Ma Bersani se la prenderà con Berlusconi e Di Pietro con Napolitano. Si vedranno, si saluteranno, un abbraccino per i fotografi. Poi ognuno a dichiarare per conto suo, con i supporter ad agitare la manina verso le telecamere.
Nei Tg passeranno le solite immagini: qualche slogan colorato coniato per l’occasione, la dichiarazione del vecchio militante indignato, la prima volta di una ragazza in corteo. E i candidati-governatori tradotti a Roma per non deludere i militanti, ma tutti a maledire una giornata di campagna perduta, peraltro senza riprese e dichiarazioni causa par condicio.
La settimana dopo sarà il centrodestra a sfilare. Contro i soprusi, per la democrazia. Arringa di Berlusconi a difesa di Milioni e di Napolitano, attacchi ai magistrati e ai Tar. Sul palco i 13 candidati presidenti, bandiere al vento, meno-male-che-silvio-c’è, militanti indignati. E candidati un po’ più incazzati, perché a sette giorni dal voto questa camminata a Roma proprio non ci voleva.
Come il vecchio Swift, ho una modesta proposta da fare, non priva di buon senso. Le due manifestazioni potrebbero essere unificate. Si risparmierebbero parecchi soldi: i due eserciti potrebbero ottimizzare i costi, fare sinergia, chiedere sconti bipartisan a ferrovie e autolinee, evitare due palchi, stampare un solo manifesto nella stessa tipografia, e così via.
Si creerebbe una condizione effettiva di par condicio, perché la campagna elettorale sarebbe interrotta per tutti lo stesso giorno. Si eviterebbe la sgradevole gara sul numero dei partecipanti. Rai e Mediaset potrebbero trasmettere una sola diretta, evitandoci fastidiose interrogazioni parlamentari e riunioni della commissione di vigilanza.
Problemi sulla piattaforma, sugli obiettivi della grande mobilitazione unitaria? Avrei una proposta per mettere tutti d’accordo. La chiamerei manifestazione contro gli italiani.