E’ stata riempita di insulti per anni, Mara Carfagna. Sabina Guzzanti disse testualmente: “A me non me ne frega niente della vita sessuale di Berlusconi. Ma tu non puoi mettere alle Pari Opportunità una che sta lì perché t’ha succhiato l’uccello”, e nessuno a sinistra non dico si ribellò e rispose, ma neppure mosse un ciglio: né gli uomini né le donne, le politicamente corrette Finocchiaro, Melandri, Rosibindi e compagnia. I girotondini portavano in giro lo slogan coniato ad hoc: “Presidente, che cuccagna la Carfagna”. La Bignardi inventava conversazioni in treno: “Se ’a Carfagna sta alle Pari Opportunità, Katia (quella del GF) all’Istruzione mica ce sfigura, sa?”. E così via.
Nel frattempo la neoministra introduceva la legge sullo stalking, presentava disegni di legge contro la prostituzione in strada, per la creazione del garante per l’infanzia, contro le violenze sessuali, sulla protezione dei minori contro sfruttamento e abusi sessuali. Lavorava, raramente rispondendo – e sempre con educazione e sobrietà – alle contumelie.
Poi ieri la Carfagna ha partecipato al Quirinale alla giornata contro l’omofobia, con la solita sobrietà ha chiesto scusa per i pregiudizi che aveva mostrato in passato sul tema, e ha ringraziato Paola Concia per averle fatto conoscere problematiche e ricchezze del mondo omosessuale.
Bene. A questo punto, sempre senza batter ciglio, la sinistra è passata dagli insulti agli osanna. Che brava la Carfagna: “ha capito”, “ha saputo umilmente ricredersi” (Battaglia), “la sua campagna contro l’omofobia il centrosinistra non l’ha fatta” (Grillini). Addirittura è sceso in campo il guru della sinistra politicamente corretta, Michele Serra, che ha solennemente riabilitato la ministra, scrivendo su Repubblica della “limpidezza e semplicità delle (sue) parole”, lodando “l’omaggio pubblico a un’avversaria politica”, e concludendo benignamente: “Grazie a Carfagna e Concia per averci concesso il lusso di scrivere, per una volta, un articolo benevolo e, ancor più rara eccezione, ottimista”.
Insomma la Carfagna è guarita. Ha fatto ammenda dei suoi errori, può essere accolta nella comunità dei Giusti, al punto che Serra ha potuto scrivere un articolo “benevolo” e “ottimista”. Gioisca, la Carfagna, per aver illuminato – si immagina per qualche ora – il suo volto perennemente corrucciato. Lo ringrazi, alla maniera di Fracchia: “Come è buono lei, Serra”.
La sinistra italiana è sempre la stessa, lo dimostra anche in queste occasioni. Può usare a piacimento le armi più becere e violente per delegittimare e ridicolizzare un avversario politico, salvo degnarsi di lodarlo quando e se raggiunge le soglie della Verità, che essa possiede by definition. Il tutto senza mai pagare dazio, senza mai chiedere scusa a nessuno, senza mai riflettere sui propri errori. Non importerà a nessuno (e chi se frega, diceva la vecchia rubrica del Cuore di Serra), ma questa sinistra è molto lontana dal piacermi, anche per come si comporta in circostanze del genere.