Finalmente le parole

“Nuovo Ulivo? Uno sbadiglio ci seppellirà. Mandiamoli a casa questi leader tristi del Pd… D’Alema, Veltroni, Bersani… Basta. E’ il momento della rottamazione… Berlusconi ha fallito e noi stiamo a giocare ancora con le formule… un cerchio, due cerchi, nuovo Ulivo, vecchio Ulivo… dopo tre mandati parlamentari, giù dalla giostra… stiamo assistendo allo scambio di lettere e cartoline fra i nostri dirigenti da un quotidiano all’altro… con Zingaretti abbiamo litigato… ci siamo chiariti… ma poi, chissenefrega della polemica, di qualche parola di troppo…”.

Sono spezzoni di un’intervista domenicale di Matteo Renzi a Repubblica. Conosco superficialmente il sindaco di Firenze. Viene descritto arrogante e ambizioso dai farisei, e magari lo sarà. Lui stesso gigioneggia sul tema, nell’intervista. Ma – diciamo la verità – chissenefrega?

Nei giorni scorsi, dopo il terzo rigo delle lettere ai giornali di Bersani e Veltroni, qualunque lettore era costretto a tirare giù la saracinesca. Non si capiva niente di quello che dicevano, bisognava tornare indietro, rileggere, chiedersi con chi ce l’avevano in quel passaggio, a chi parlavano in quell’altro… Due palle infinite. Nelle nebbie della loro politica oscura morivano anche gli sforzi fatti dai due nel tempo per costruire un proprio linguaggio (finto contadino e popolaresco in Bersani; sempre finto, blandamente evocativo in Veltroni).

Renzi invece si fa leggere. Forse perché ha delle cose da dire, e le dice nella maniera più semplice, in una lingua comprensibile e contemporanea. Intendiamoci, è evidente che lui è un ragazzo furbo. E’ anche grazie alla sua esibita naïveté che alle primarie di Firenze stracciò tutti, è stato eletto sindaco, e ora governa (pare anche non male). Ma proprio per questo i vecchi satrapi del Pd non possono scagliare contro di lui l’accusa infamante che lanciano a chiunque fuoriesce dai loro territori culturali, simbolici, e quindi linguistici: sì, d’accordo, ma lasciamo perdere le chiacchiere, questo non capisce niente di politica. Che è poi quella che capiscono loro, che li tiene in vita in attesa della pensione, e lascia il paese in mano a Berlusconi.

Insomma, in quest’ultima domenica di una lunga e benedetta vacanza, le parole di Renzi un po’ mi hanno confortato. Magari anche lui finirà nel giro dei rinnovamenti annunciati e poi spenti. Certamente sarà costretto a ciaccare e medicare, a fare alleanze sgradevoli: corollari inevitabili nella costruzione di un qualsivoglia potere. Speriamo solo che non venga troppo presto il momento in cui dovrà pronunciare frasi tipo: “un progetto politico capace di sorreggere non solo una proposta di governo ma una proposta di sistema” (Bersani, Repubblica, 25 agosto).