Per essere chiari: ho visto la politica troppo da vicino per farmi folgorare, alla mia età, da un discorso. (Tantomeno ho la tentazione di aderire ad un qualsivoglia progetto politico. Ad un grande progetto politico aderii in gioventù: dopo il suo fallimento, non ho più preso tessere di partito, ho dismesso furori, ho maturato molto scetticismo).
Detto questo, ho ascoltato e visto Fini a Perugia e mi è piaciuto. Ha fatto un discorso con molti contenuti e richiami a temi concreti, dicendo cose spesso condivisibili. Meno solido, un po’ generico è stato su principi e valori: ma di questi tempi bisogna accontentarsi, idee forti a disposizione non ce ne sono in giro. Infine, è stato abile e chiaro sul piano politico: Fli pone condizioni per continuare la collaborazione nel governo e chiede a Berlusconi di dichiarare la crisi e aprire una nuova fase. In caso contrario, saranno i ministri di Fini a lasciare il governo. Un modo intelligente per ributtare, comunque, la palla nel campo del premier.
Gianfranco Fini è da molti anni un protagonista della politica italiana. Costantemente in testa nelle classifiche di gradimento dell’opinione pubblica, non ha mai convinto gli opinion maker, che lo hanno sempre considerato poco colto, politicamente pavido, beneficiato dagli eventi (e, naturalmente, da Berlusconi). Da quando la sua iniziativa – nell’ultimo anno – si è fatta più stringente, i giudizi negativi, anzi sarcastici sul suo conto sono aumentati. Bastava – almeno fino a ieri – sentirne parlare in privato gli addetti ai lavori, i salaci commentatori, i protagonisti dei salotti. Intempestivo, incauto, ingrato, ingeneroso: erano gli aggettivi più frequentati.
Lui ha continuato per la sua strada, con la sua nota calma fredda, distaccata. Fino all’appuntamento di ieri, quando la sua algida determinazione si è sciolta in un discorso sicuro e sereno. Forse per la prima volta, a Perugia Fini ha mostrato il piglio del leader. Non del capo partito, ma del politico che aspira al salto di qualità, reclama la leadership dell’intero centrodestra, è pronto a candidarsi in prima persona alla guida del paese. Per questo le sue parole non sono apparse – come spesso accadeva – buone esercitazioni retoriche di un fine dicitore, ma hanno finalmente acquistato un peso, si sono riempite di senso. (Sul piano comunicativo – scusate l’inciso – l’ennesima dimostrazione che una buona immagine va messa al servizio di contenuti significativi).
Sul piano politico – al di là dell’attuale stagione di polemiche – Fini ha esposto una piattaforma nella quale, prima o poi, si potrà ritrovare l’intero popolo del centro destra, cioè la parte maggioritaria dell’Italia. Farebbe bene a capirlo l’attuale classe dirigente del centrodestra, che rischia di essere letteralmente azzerata dalla fine di Berlusconi. E anche la leadership del centrosinistra farebbe bene a prendere atto della novità. Quante volte si è detto: dateci una destra normale. Ora sta arrivando. A me pare una buona notizia, un po’ per tutti.