Poi qualcuno dice che ce la prendiamo sempre con il Pd, che dovremmo serrare le fila, essere più comprensivi con Bersani… Non per aggiungere argomenti all’esaustivo editoriale di Galli della Loggia sul Corriere di oggi: ma un leader che, senza batter ciglio, lascia andare via dal partito e dal Parlamento uno come Nicola Rossi, non è un capo, è un caporale di giornata.
Ora, può darsi che – come da prassi – il Senato in prima battuta respinga le sue dimissioni (si vota stamattina), ma non cambia niente: il rapporto tra Nicola e il suo partito è consumato e la politica sta perdendo una persona perbene e competente.
La vicenda non è minore, ci dice molto della deriva dell’attuale Pd. Rossi è un economista riformista. Negli anni ‘90 è stato l’ispiratore della gran parte delle proposte innovative e coraggiose che la sinistra partorì per una (breve) stagione. E’ stato progressivamente emarginato, in quanto collaboratore di D’Alema, da quelli che sono venuti dopo (Veltroni, Fassino). Il Veltroni 2 lo ha recuperato, e per questo D’Alema lo ha bollato con il marchio del traditore. Infine, definitivamente mollato da Franceschini e Bersani, ha cominciato a vivacchiare in Parlamento, lavorando seriamente nelle commissioni, scrivendo, facendo proposte. Ma da uomo solo, senza che gli fosse assegnata alcuna responsabilità o incarico.
Fino a quando ha dovuto dire: basta, mi sento inutile, meglio andare via.
Naturalmente – essendo una persona seria – Nicola non ha fatto annunci clamorosi, non cambia casacca, ma si dimette da senatore: assoluta anomalia nel panorama politico italiano. Il mediocre esercito parlamentare si sente più leggero: va via un diverso, uno studioso, uno che non è possibile intruppare, che pensa con la propria testa… un vero sollievo. Gli apparati gioiscono: c’è un posto in più nelle prossime liste elettorali.
La ciliegina sulla torta è che stamattina – come accade tra gli stalinisti – si legge dell’ipocrita solidarietà a Rossi di coloro che hanno contribuito a farlo fuori: Fassina, attuale responsabile economico del Pd, Latorre, che ora in Puglia ha un problema in meno. Bersani ha fatto finta di dissuaderlo. Non c’è riuscito, ma forse è meglio così.