1. Superare Berlusconi o sconfiggere il berlusconismo? Il dibattito è astratto, dato che, al momento, sia il premier sia la sua presunta “filosofia” sono in sella. Ma il tema occupa ogni giorno le angosciate geremiadi pubbliche e private della sinistra italiana, e affrontarlo può servire a capire perché si rischia di non ottenere nessuno dei due obiettivi. Chi scrive – come è noto – ritiene che Berlusconi abbia fatto il suo tempo. L’uomo non regge più. Le sue indubbie qualità sono state avvilite dalla fatica quotidiana e frustrante del governo della cosa pubblica, mentre il suo umanissimo terrore della morte reclama altro: svago, divertimenti infantili, godimento estremo della vita. Nelle forme consentite dalla sua storia e cultura, che non piaceranno a tanti, ma non sono sindacabili.
Che Berlusconi – prima o poi – debba farsi da parte, lo sanno tutti, a partire dai suoi, colpevoli – e molto – di non avviare anche con lui una discussione esplicita sul tema. Così come è comprensibile che gli avversari tentino di disarcionarlo, purché lo facciano con la sola arma lecita, quella del voto, non con imboscate o congiure di palazzi (di giustizia e non).
Ma siamo sicuri che sia giusto combattere Berlusconi usando la categoria maledetta del berlusconismo, cioè insistendo sugli “irreparabili danni antropologici” prodotti dal suo quindicennio o fustigandosi sul Berlusconi “che è in noi”?
Io penso di no. Non per opportunismo, cioè per sdraiarsi sulla solida maggioranza di italiani che del Cavaliere condivide i costumi e magari i vizi. E neppure perché mi beva le facezie di Ferrara, che riesuma l’azionista Massimo Mila e il melodramma contrapposto alla sinfonia per spiegare il nostro carattere nazionale. Se di questo si trattasse, resterei felicemente attaccato al mio idolo luterano di Eisenach, e fanculo al miele e alla bava dell’opera italiota; viva la struttura e l’armonia, tenetevi i vostri beceri gorgheggi melodici.
No, il problema è un altro. E’ che dietro l’ossessione del berlusconismo si nasconde l’eterna paura della sinistra verso ogni forma di novità. Come ai tempi di Craxi, la sinistra si rifugia in una visione tranquillizzante e finta della realtà, piena di descrizioni di comodo, esibizioni di pubbliche virtù, rivendicazioni di superiorità morale, pur di non fare i conti con le frastornanti contraddizioni della modernità. Come ai tempi di Craxi, la sinistra non legge i cambiamenti in corso nel rapporto tra la gente e la politica, nelle forme del potere, nella morale comune. Cambiamenti che in sé non sono né bene né male, ma esistono, sono tra noi. E di cui magari la sinistra si troverà a prendere atto tra un ventennio. Proprio come con Craxi e i famigerati anni ‘80.
La lotta al cosiddetto berlusconismo allontana la sinistra dalla realtà, costruisce muri lì dove bisogna abbatterli, impedisce di vedere la verità nell’altro da sé. Se – per caso – il Cavaliere fosse costretto a mollare sull’onda di una rivolta “morale”, un minuto dopo salirebbe prepotente dalle viscere del Paese un moto di nostalgia nei suoi confronti. Esattamente come se dovesse andare via per i colpi dei magistrati. Se, viceversa, la sinistra riuscisse a dire con semplicità che un uomo che governa male deve andare a casa, il dopo Berlusconi potrebbe nascere anche prima del previsto.
2. E comunque, a proposito di governo, non la facciamo più drammatica del dovuto: il Belgio non ne dispone da più di 250 giorni. Non è che c’è un governo che non opera, è proprio che lì non c’è il governo. E non pare che le conseguenze siano letali: la gente vive, lavora, si diverte (insomma, sempre da belgi…). Una buona notizia, per degli anarchici come noi. Si dirà: ma lì c’è il federalismo, il governo nazionale si occupa di poca roba (giustizia, esteri, economia: cosucce). E allora facciamolo anche noi, ‘sto federalismo, ma ad una condizione: ad ogni potere affidato ad un territorio, corrisponda lo smantellamento di un potere centrale, l’eliminazione di uno spreco, l’abolizione di un privilegio. Che ne dicono i nostri padani, che nel Parlamento nazionale votano un sacco di porcherie pro-casta, compresa persino una piccola, immonda sanatoria dei manifesti abusivi?
3. Dice che lo zio di Veltroni sta per vincere Sanremo. Che palle!