L’importante è che sia proporzionale

E’ da ieri che, tra dubbi e incertezze, ho sul gozzo qualcosa da dire sull’ipotesi di nuova legge elettorale. Oggi a pranzo i fratelli di tFP mi hanno spiegato in tutti i modi che la bozza di ABC fa schifo, che ne verrà fuori una legge peggiore di quella che abbiamo.

Poi un’ora fa leggo uno sgrammaticato tweet di Vendola che fa: “Se la riforma della legge elettorale sarà quella che si legge sui giornali, la reazione sarebbe durissima, innanzitutto contro il Pd. I danni che sono stati finora prodotti e che hanno portato a costruire un Parlamento segnato dall’antropologia degli Scilipoti sono destinati a essere notevolmente peggiorati”. E allora mi viene da vomitarle subito, alcune cose che penso su leggi elettorali e dintorni.

Partiamo dalla realtà. Il maggioritario all’italiana non ha affatto funzionato, con le diverse leggi elettorali. In venti anni Mattarellum e Porcellum ci hanno consegnato:

a) una governabilità totalmente farlocca e truffaldina. I governi sono durati mediamente più che in precedenza e prima delle elezioni sapevamo che il vincitore delle elezioni sarebbe stato il capo del governo. Una bella soddisfazione, buona per un popolo di gonzi. In cambio, abbiamo consegnato ogni cinque anni le chiavi del Paese agli estremisti e agli antisistema.

Per vincere, destra e sinistra si sono sempre messi nelle mani della Lega, di Di Pietro, di Rifondazione. Formazioni totalmente disinteressate alla soluzione dei problemi, unicamente in cerca di visibilità per salvaguardare i propri bacini elettorali. Mobilitate dal giorno dopo il voto con l’unico obiettivo di creare difficoltà alla propria coalizione, facendo cadere i governi o creando le condizioni della sconfitta alla tornata successiva. Cosa che è sempre avvenuta, con perfetta alternanza. Tant’è che, dal ‘94 in poi, gli italiani, schifati dello spettacolo che i governi hanno fornito, li hanno sempre mandati a casa la volta dopo.

Questa sarebbe la meraviglia del bipolarismo, per i sacerdoti della Seconda repubblica. Per me è semplicemente una grottesca caricatura della democrazia e del suo accettabile funzionamento. Un sistema elettorale serve a risolvere meglio i problemi di un paese, non a garantire una governabilità puramente formale, modellata come un sistema di sliding doors;

b) un numero spropositato e crescente di partiti, la loro totale degenerazione, il loro asservimento a satrapie personali e/o corrotte, con leadership personali fragili e al contempo fuori di ogni controllo. Il risultato oggi è la totale delegittimazione dei partiti. Cosa possono/devono fare per ritrovare un minimo di capacità di rappresentanza? L’idea che si riorganizzino intorno a valori e programmi propri e cerchino una rilegittimazione presentandosi ognuno con il proprio volto non mi sembra una cattiva idea.

E’ qui, credo, il nucleo dello schema proporzionale. Che, naturalmente con adeguata soglia di sbarramento e altre misure (fine del finanziamento pubblico, regolamenti parlamentari coerenti, ecc…), può aiutare i partiti a ritrovare se stessi e un rapporto decente con l’opinione pubblica. Si metteranno d’accordo dopo e non prima del voto? E chi se ne frega. Può darsi – anzi è certo – che avremo coalizioni più coese di quelle che abbiamo finora visto all’opera.

Per questi motivi – detto che non se ne conoscono ancora le caratteristiche specifiche – non sono scandalizzato dall’eventualità di una nuova legge elettorale proporzionale. Sono scandalizzato da chi si scandalizza. Viviamo da venti anni in un sistema che fa acqua da tutte le parti, che ci ha accompagnato verso una crisi senza precedenti, con licenziati, cassintegrati, disoccupati, imprese che chiudono, e questo piccolo vecchio capopartito alza la voce e sbraita solo quando e perché una legge elettorale non gli conviene? Ma per cortesia…