Però famo a capisse, Matteuccio mio. E nostro. Perché tu sai bene quante speranze hai messo in moto, il giorno in cui sei partito con il benedetto camper. Teatri pieni, facce contente, messaggi chiari. E un clima nuovo che si diffondeva, palpabile. Fuori soprattutto, tra la gente che mi ostino a chiamare normale. “Oh, ieri a calcetto: su 10, 8 votano Renzi”. “Sì, ma lo votano davvero?”. “Certo, hanno detto che ci vanno, con le regole folli e tutto”. “Va be’, ma sarà gente che fa politica…”. “Nooo. Come dici tu, sono persone normali, che hanno votato qualche volta a sinistra, ma forse pure a destra, mo’ non andrebbero solo perché gli fa schifo Grillo…”. E l’entusiasmo che cresceva, mentre si faceva strada uno strano smarrimento. Come un senso di vuoto. Ma vuoi vedere che stavolta può veramente cambiare qualcosa?
Poi quelli hanno capito, sono lenti ma non scemi. E hanno cominciato a macinare. Rottamazione? E’ una brutta parola, ma non ci spaventa. Così hanno preso i due galletti più pregiati del pollaio e te li hanno sacrificati in un battibaleno (a dimostrazione finale della fondatezza della teoria del gene egoista: il sacrificio serve a meglio perpetuare la specie). E ora, giovanotto? Fine della rottamazione, venga avanti con il programma, candidato Renzi, con quella sua camicia bianca immacolata e quella faccia da impunito. Tu gliel’hai recitato a menadito, e loro: guarda un po’, viene dalle Cayman. Tu hai risposto Mps, ma balbettando.
Poi sei andato a sbattere sulla storia delle regole. Fanno schifo, certo. Ma o si dice e si fa un casino, oppure si fa finta di niente. Le mezze strade, i mugugni, i comunicati, i ricorsi al Garante sono cose da vecchia Italia. Cose da vecchia Dc. E Soro sarà pure un vecchio Dc, ma lì non ce lo hai messo tu.
Infine è arrivato quello di Arcore, che deve dimostrare non a te ma a Gori di essere sempre il più bravo. E ti ha saccheggiato l’agenda, piazzandoti le sue primarie il 16 dicembre. Vere o finte, ci saranno. E un po’ di tuoi potenziali elettori si prenderanno lo sfizio di andare lì a prendersi l’inquadratura nei Tg.
Così finisce che al momento, Matteuccio, non sei messo benissimo. Tu questo lo sai, e dici che ci sarà un colpo d’ala, “dopo la Leopolda abbiamo un paio di sorprese che ci giocheremo, e sono convinto che faremo il botto”. Ma non è questione di colpi d’ala e di inventarsi cose. E’ che ci vogliono due palle così, giovanotto. Il cambiamento è parola grossa, impegnativa. Da 30 anni, ogni tanto, arriva qualcuno e la urla ai quattro venti. Ma più è urlata, più si spegne dopo un po’, lasciando un’eco amara e rancorosa. Tu sei ancora in tempo per strutturarla, per darle una forma piena, solida, per dare una corposa credibilità al tuo disegno. Non per conquistare uno squallido 40%, da fare valere nei giochi interni, per i balletti delle candidature e di nuovi apparati.
Altrimenti lasciaci in pace. Lasciaci tornare ai nostri temporali, ai nostri giorni tutti uguali, diceva un grande.