Definiti con Bersani gli accordi sui posti da garantire al suo ridondante apparato, da qualche giorno Niki è concentrato per rianimare primarie già morte di noia, sul terreno che gli è più congeniale, la comunicazione.
Con la sua squadra solita, ha messo su una campagna ben fatta, con un buon claim (oppure Vendola), una grafica elegante e pulita, concetti forti al punto giusto. L’altro giorno, dopo l’assoluzione giudiziaria annunciata e scontata, è esploso su tutte le Tv, con contorno di lacrimucce e genuflessione gruberiana d’ordinanza. Mentre la macchina della rete gira sempre alla grande. Solo nelle ultime 24 ore, si è postato in versione casalinga, nella sua cucina (8600 mi piace, più di 1000 sbavanti commenti), e in quella materna (7200 mi piace, 500 commossi commenti). E oggi i suoi stanno montando con intelligenza un caso inesistente, accusando di omofobia un tale di Ferrara, che su Fb ha mandato Vendola a fanculo per una colossale minchiata detta su Blair. Insomma, onore al vecchio funzionario della Fgci che da tempo ha capito come funziona il gioco cinico della comunicazione, e bravi i ragazzi di Proforma, che fanno buoni prodotti e in rete allevano anche un bel numero di mazzieri al servizio del capo.
Però, diciamo la verità, stavolta Niki gioca facile. Perché non ha l’obbligo di vincere e, nel gioco mortale dei duellanti, la condizione del terzo incomodo è quella ideale. Per portare a casa un bel gruzzolo di parlamentari, il 25 novembre gli basterà anche un dignitoso 10%: volete che glielo neghino, le numerose anime belle della tremebonda sinistra italiana, dilaniate tra Menopeggio e Benaltro?
Per realizzare l’obiettivo, basterà tenere in piedi, nei prossimi 20 giorni, il tavolino delle tre carte allestito con Bersani. Un classico della politica italiana. Bersani e Vendola che firmano un patto di sangue per il futuro, ma un attimo dopo ognuno lo interpreta a modo suo. Vendola che chiude a Casini, Bersani che apre. Casini che dice no a Vendola, ma fa sapere che, se si nasconde in un listone Pd, non sono cazzi suoi. Così tutti si tengono le mani libere senza sconfessarsi. Bersani si copre a sinistra con Vendola e conferma la linea dell’accordo con il centro. Vendola può fingere il gioco dell’alternativa. E Casini può aspettare tranquillo l’esito delle primarie. Delle due primarie. Poi deciderà.