La crisalide e la Bestia

Cari amici e compagni, elettori certi o incerti, veri o presunti, del centrosinistra o di sinistra, il Primario giunge stremato alla fine della campagna, consapevole di aver azzeccato certamente l’occhiello della sua rubrica. E quasi niente altro, come sempre.

Sperava in una campagna forte e divertente, piena di colpi di scena e scontri sanguigni (lo so, voi invocherete i contenuti, i programmi: ma quelli andate a cercarli in un preludio di Bach o in una ratatouille ben fatta). E invece ha assistito, con tutti voi, al progressivo, pietoso appannarsi delle differenze e all’ingrigirsi di ogni profilo: il Grande Scontro annunciato si è trasformato in un birignao stucchevole, il conformismo mediatico ha avvolto nel miele la parata, nascondendo i colpi di maglio degli apparati che domenica presenteranno i conti.

Voleva un Grande Safari, il Primario, e non perché ami il sangue. E’ che conosce la Bestia, tutto qua. Conosce da dentro questo mutante che da decenni cambia pelle senza cambiare anima. Si mimetizza e si lamenta quando è sotto scacco, è brava quanto nessun altro a risorgere, ammaccata e fiera, per andare incontro a successive sconfitte e nuovi pentimenti. Piange lacrime di coccodrillo dopo aver fatto guai, per prepararne un momento dopo di identici. Cambiando nomi, formule e percorsi. Mettendo in scena uno spettacolo sempre uguale per il suo pubblico illuso, tenero e vociante, che si commuove, urla: “Unità, unità” e butta sotto il tappeto la storia, specchiandosi nella Bestia acciaccata e rivedendo le magnifiche sorti che furono.

Per questo il Primario chiedeva la deflagrazione. L’unico atto che poteva fare del bene, pompando di forza aria nuova nel corpaccione e mostrando al pubblico lo spettacolo della realtà. Un alito di vita, sporca e vera, questo serviva. Con un morso dato nel punto giusto, quello della continuità: il punto del corpo della Bestia dove storia della comunità e biografie individuali si congiungono in una mitologia avvizzita, che tiene in vita con artifici da illusionisti tutto, ma proprio tutto quello che è morto.

Ma l’impresa l’ha tentata l’animale inadeguato. Un animale che ha dichiarato cento volte di voler affondare i denti proprio lì, e ha dato il tempo alla furba Bestia di organizzare le difese. Un animale invertebrato, che della modernità sembra conoscere le sinuosità, ma non la fatica che impone: il cambiamento dentro di sé, in ognuno di noi. Un animale che “poteva essere farfalla, ma è rimasto una crisalide”, per dirla con Bersani (Samuele, “Lo scrutatore non votante”). Spigliato, fresco, ammiccante. In una parola: inconsistente.

Il Primario lo sceglierà comunque, questo animaletto, perché gli va dato il merito di avere rimesso in movimento la Bestia: tanto basta per puntare su di lui sto famoso centesimo che spopola nella politica italiana da qualche settimana.

Ma è bene sapere che, dal prossimo lunedì (o di qui a 15 giorni, cambia poco), non uno solo dei problemi della Bestia sarà risolto. Si accentuerà il suo strabismo a sinistra: è quello il fianco scoperto, dove il suo Dna si allerta, temendo avversari e concorrenti in cerca delle stesse sue spoglie. E il suo andamento verso il mitico Guado sarà sempre più ondeggiante e claudicante, appesantito da piccole carcasse e innervosito da parassiti di ogni genere.

Fino a quando, percorso con fatica l’ultimo tratto, non le si parerà davanti il Guardiano, che la scruterà dall’alto in basso e sentenzierà: “Bestia, è da 30 anni che ti dico come fare a passare il Guado. Ormai è tardi, e tu sei vecchia e malata. Resta lì a consumarti nei tuoi spasmi. Abbiamo ancora bisogno di un tecnico per raggiungere l’altra sponda.”