A Giuliano Ferrara non piace il consenso conformista che circonda Francesco, e comincia a scalciare. Non gli piace che vada in giro senza Papamobile, non gli piacciono gli ingorghi pericolosi “che mettono a rischio l’incolumità della gente”. Bisognerà andare ai contenuti, vedere cosa dirà il Papa- in Brasile e non solo – e cosa farà per rimettere in sesto un istituzione in crisi, senza accontentarsi della platealità di certe uscite. Come sempre, c’è un punto di verità nell’analisi. Nel frattempo però – direi io – accontentiamoci di quello che passa il convento, dei clamorosi cortocircuiti che questi sei mesi ipercomunicativi di Francesco hanno creato nel sistema.
Berlusconi vuole che il governo duri due anni. Si sente confortato dai sondaggi della Ghisleri. Ma forse di più dal coma non vigile del Pd.
Ezio Mauro prova l’ennesima spallata. Il governo Letta, “di necessità” e “contronatura”, non è in grado di combinare nulla di buono. Andrebbe mandato a casa, ma non si può con questa legge. Quindi il tema elettorale va scorporato dal percorso delle riforme istituzionali. Una volta archiviato il Porcellum, si potrà tornare al voto.
Chiude il cerchio re Giorgio, che risponde a Bertinotti sfottendolo per i suoi tentativi di “ambiziose sintesi”, coglie l’occasione per mazzolare ancora il fastidioso Bersani, e ricorda che il facile ricorso alle elezioni anticipate è “una delle più dannose patologie italiane”. Amen.