Un vecchio diario (1)

Vi posto a puntate (ogni mattina, ore 8) una specie di diario (riletto, lo trovo assai ingenuo…) che tenni per un po’, all’epoca del governo D’Alema. La sera, o quando mi incazzavo perché non funzionava niente, o quando non avevo voglia di fare niente, buttavo giù appunti. Come sempre, lo facevo per un po’, poi mollavo, poi riprendevo. La mia incostanza classica. Ho solo sbianchettato qualcosa: ci troverete degli omissis. Ma riguardano solo persone gratuitamente offese.

Venerdì 16 ottobre 1998. D’Alema sta per mollare l ‘incarico di fronte alla difficoltà di mettere insieme Cossutta e Cossiga. Dopo aver incontrato Caltagirone tomo a Botteghe oscure e il quadro si va rapidamente evolvendo. Alle 13 Cossiga dichiara esplicitamente che vuole stare in maggioranza. Da allora la strada è in discesa. Alle 18 e 30 D’Alema va da Scalfaro (gustosi i preparativi, con il prefetto Immelli che arriva a Botteghe Oscure e si fa vedere da tutti i giornalisti, malgrado le mille precauzioni, e D’Alema che raggiunge il Quirinale su una Punto), la sera siamo a casa sua, io, Nicola e Cuperlo a fare il governo. Sono le 4 e 30 di sabato, comincio a pensare che l’avventura sta partendo. Il mio lavoro, dopo la pausa all’Unità, torna ad essere quello di sempre. È una condanna, un destino, o è quello che in realtà voglio fare?

Domenica la trascorriamo a Botteghe Oscure a fare telefonate ai prossimi ministri. Ci saltano Bonino e Cacciari. La prima in un paio di telefonate si guadagna la stima di D’Alema dicendo che vuole restare a fare il lavoro che fa, e rispettare fino in fondo il mandato ricevuto. Il secondo è un matto. Prima a D’Alema , poi a me, poi a Bassolino sostiene che vuole fare l’interlocutore del governo, restando nel Nord Est, organizzando non si sa bene cosa . Gli intrecci si fanno più complessi lunedì, quando D’Alema riceve l’incarico. Martedì pomeriggio io, D’Alema e Ornella siamo a casa Siola, ci restiamo fino a sera tardi completando la lista dei ministri che D’Alema porterà al Quirinale mercoledì mattina. D’Alema commette un errore capitale convocando Mussi, Salvi, Bassanini, Veltroni e Minniti il pomeriggio di mercoledì, per fare i sottosegretari. Mi chiama la sera, io e Cuperlo restiamo a vedere il discorso, e quelli nella stanza affianco a fare i nomi. Il giovedì mattina alle 8 sono a casa di D’Alema, fronteggio l’ultima offensiva di Violante su Burlando alla presidenza, e insieme a D’Alema, rinviando di un’ora il Consiglio dei ministri, cassiamo qualche nome osceno proposto da Salvi (la omissis tra questi). Poi siamo al lavoro. (1. continua)