Martedì 3 D’Alema si incontra con le forze sociali, e l’avvio è ottimo. Ma la notizia viene sommersa dal voto sulla commissione per Tangentopoli, poi ci sono i sindaci che fanno il loro movimento, la discussione sulla legge elettorale… insomma il fatto non viene valorizzato. È un difetto della nostra comunicazione, in parte anche voluto perché D’Alema vuole partire basso, ma la cosa mette anche in rilievo altro. D’Alema è per tutti il leader politico, non solo il capo del governo. Quindi gli viene addebitato ogni fatto politico: il dialogo con il Polo è questione sua, i sindaci polemizzano con lui. Come si evita tutto ciò? lo penso che il problema sia sopravanzare il teatrino politico con la concreta attività di governo. Questo c’è da fare. E, anche, darsi una teoria all’altezza. Non so se è il caso di farlo all’assemblea congressuale, venerdì prossimo, forse lì no, ma bisognerà farlo alla prima occasione, con uno scritto, un saggio, un articolo, che affronti i temi fondamentali della politica oggi.
D’Alema scoppiettante, la mattina di giovedì. I giornali sono ottimi, gli incontri con le forze sociali vanno benissimo. Lui dice: “Dato che rappresentiamo una sparuta minoranza di italiani, facciamo in fretta le cose che ci sono da fare, e poi …”. Lui mantiene la sua visione negativa sugli italiani e su questo paese . È sbagliata. Cominciata bene, la giornata va male. Cuillo ha armato un casino su stanze, telefoni e quantaltro, che ha però me come obiettivo. Grande fibrillazione tra le segretarie, clima brutto e pesante. La sera con Nicola finalmente facciamo un ragionamento serio sullo staff. È partita alla grande la campagna contro di noi (contro di me?!), ne abbiamo la conferma il giorno dopo sull’Espresso. Che fare? Due cose. Convincere D’Alema che lo staff è cosa che rafforza il leader, non lo indebolisce. La seconda è formalizzarne l’esistenza per rendere meglio sul piano operativo. Naturalmente non è un caso che già dopo quindici giorni vi sia questo casino. Significa che funzioniamo, che siamo bravi. Non è neppure in discussione il fatto, sacrosanto, che noi si debba subire, fare da schermo, prenderci un po’ di merda ogni tanto. Il punto è che il nostro ruolo possiamo svolgerlo meglio se abbiamo le spalle coperte e siamo rassicurati.
Del concetto di staff D’Alema raccoglie solo gli aspetti negativi: il fastidioso carattere di “corte”, l’esposizione pubblica, l’invidia e il senso di emarginazione degli altri. Potrebbe imparare quali sono gli aspetti positivi del lavoro di staff, definiti da un’ampia letteratura: lo sgravio di lavoro, la crescita di produttività , la circolazione delle idee, la nascita di un senso di appartenenza e di comunità. Così facendo, lo staff diventa innanzitutto meno esposto alle critiche perché legittimato, diventa espansivo perché meno preoccupato e ansioso. Come si affronta dunque il problema, che non è solo nostro ma anche di Minniti? Facendo proprio un diverso metodo di lavoro. Lo staff si riunisce (di norma ogni mattina) e, attraverso discussioni brevi, produttive, non sterilmente conflittuali, definisce le cose da farsi: esame dei giornali , agenda della giornata, riunioni e posizioni da tenere. Il leader ascolta, decide, affida i compiti, e la giornata comincia bene. Non si può perché la mattina D’Alema è catatonico e antipatico? Si potrebbe anche scegliere un’altra ora del giorno, ma in Italia , di norma , si comincia a lavorare di mattina e si finisce la sera. Non siamo ancora in condizione di regolare la vita del paese sui ritmi biologici del suo capo. (3. continua)