Il tempo sospeso

Le telecamere dei siti del Corriere e di Repubblica sono piazzate da stamattina nella canicola di piazza Cavour per la diretta del niente. Nell’attesa si autoriprendono. Mostrare la “selva” (così si dice) di cineoperatori e cronisti è la prova inconfutabile dell’importanza del momento. Anche se, a detta di tutti, oggi non succede niente e (forse) niente succederà domani. Ma non per nostra responsabilità: noi siamo qui (giornalisti e cameramen da tutto il mondo, dice la didascalia). Nelle pause dell’autorappresentazione funziona l’inquadratura del vecchietto in carrozzella, della signora con maxi-orecchino (sarà un’ultrà berlusconiana?) e soprattutto di ogni poveraccio che attraversi la piazza con una 24 ore in mano: fa tanto avvocaticchio, faccendiere, tangentaro. Se servirà, basta che la camera stringa sulla misera cartelletta per avere il servizio pronto sulle ruberie di giornata.

Poi arrivano delle ragazze danesi che annunciano di voler suonare “il Padrino”, segue un tizio con boccoli bianchi che, appena uscito da un vaporoso shampoo, legge l’art.3 della Costituzione e annuncia rivolte. E ovviamente spunta Paolini, che non può mancare. Infine torna la quiete assoluta, e le camere riprendono a girare il nulla.

E’ tempo sospeso, immobile, inebetito dai 40 gradi di piazza Cavour. Come è tempo sospeso quello dell’Italia politica, in queste ore. Tutti a dire “non succede nulla, in nessun caso”. Ma tutti pronti a limare la dichiarazione, a seconda delle infinite varianti possibili della sentenza, a disegnare scenari, a preparare talk show.

Nel frattempo la vita scorre e se ne frega.