Un vecchio diario (9)

D’Alema è a Milano martedì 12, forse decideremo la sala operativa unica che è il primo passo, io gli ho detto di farla aprire entro quindici giorni, così quando torna a Milano il 26 e 27 può inaugurarla. Non ho fatto la proposta solo per mettere a segno un punto nell’attività di governo, ma per dimostrare a noi stessi che si può cambiare qualcosa in questo cazzo di paese. In generale in questi giorni sento che mi riprende una sindrome tipica dei tempi di Botteghe Oscure. Stiamo cambiando, stiamo facendo qualcosa, o l’immobilità è sovrana? Non sono in grado di dirlo, perché alcune cose si fanno, ma è come se avvertissi la mancanza di uno slancio, di un disegno generale, un’assenza di senso di quello che facciamo. È il solito grande problema. D’Alema non mobilita i cuori, non indica dei grandi obiettivi. In fondo l’unico suo slogan è quello più vero: “il paese normale”. Cioè l’assenza di pulsioni, il funzionamento ordinato, ma la normalità  in Italia prevede che le cose funzionino così, con i noti ritardi, con le inadempienze. Il paese normale è già l’Italia. l’Italia di sempre. Il paese normale non prevede alcun cambiamento, non sarebbe più normale. Perché in Italia è normale che le cose non funzionino, che si prendano misure senza attuarle e verificarle, etc… ieri è andato in sezione ad iscriversi e se l’è presa con i giornali che non dicono le cose che funzionano. Solite cose …

Ocalan sta andando via, forse. Dovrebbe partire stasera alle 19 per la Russia e poi per una destinazione sua con un aereo della Snam. Vedremo come andrà a finire.

Scandalosa trasmissione di Vespa ieri sera, con personaggi che vogliono armarsi, hell’s angels in libertà e quantaltro. Ne parlo con Celli e Saccà. Ocalan non è partito. Ci stanno prendendo in giro, forse anche i servizi, che prendono ordini dagli americani. Non so come vanno le cose, parliamoci chiaro! È difficile farsi un’idea precisa…

Bisogna promuovere una settimana di presenze di D’Alema nel Mezzogiorno per inaugurare, aprire aziende,  etc … bombardare l’opinione pubblica per mettere sotto giornali, Prodi, commenti stupidi, manovre e manovrine. Sui giornali vengo attaccato dai redattori dell’Unità dopo che ieri, giovedì 14, sono sceso da  loro che stavano sotto Palazzo  Chigi per solidarizzare. Poveracci! Comunque, devo fottermene.

Ocalan se n ‘è andato  sabato alle 13. Bene.  I giornali  ne  parlano  poco  o nulla. Un  piccolo  successo del  governo è archiviato nel silenzio generale, mentre impazza la polemica  nell’Ulivo. Stasera (lunedì  18) vediamo Prodi a cena. La ha organizzata Gabrielli. Vedremo che succede. Ma il punto è: può D’Alema regnare sullo sfascio del sistema politico? Il risultato è che il buongoverno viene annullato, sepolto sotto le polemiche politiche, e noi non abbiamo che una strada: quella di fare la guerra mediatica. Cercare cioè di seppellire sotto una valanga di informazione di regime il resto. Questo presuppone naturalmente  un controllo dei mezzi  che non  abbiamo, salvo il  Tg1  che fa molto. L’altra strada è cercare uno sbocco alla crisi del sistema, anche perché prima o poi il problema  si porrà. Come andremo a votare tra due anni? Con quale blocco, quale alleanza?  Va  costruita  una “teoria  politica”  del  governo  D’Alema, più forte  di quella  attuale (Ulivo+comunisti+Cossiga), che non  regge, perché  l’Ulivo  è di Prodi  e Cossiga  è indigeribile. E’ questo  che determina a sinistra un certo disincanto nei confronti del governo. E non ci consente di capitalizzare i risultati che ci sono, questo è innegabile. Ma quale può essere la teoria? (9. continua)