Allora, colleghi, aiutatemi a capire

l’entusiasmo della categoria per l’acquisto del Washington Post da parte di Bezos. Che sia questione di carta, scordatevelo. Se ha comprato contenuti, beh, dov’è la notizia, la svolta, il fatto storico? Producete anche qui contenuti all’altezza e vedrete che qualcosa accadrà.  Intanto buonanotte.

Eccoci qua, buongiorno. Sì, davvero stupefacenti le reazioni di ieri. Bezos ha comprato contenuti per commercializzarli: è il suo mestiere. Ha deciso di farlo con un giornale perché il Washington Post produce informazione di livello, e sui contenuti informativi si combatte buona parte della grande guerra tra Google e Amazon. Tutto qua.

E veniamo a noi. Ho letto nell’eccitazione del giornalismo italiano qualcosa di più della reazione professionale ad una notizia. Ci ho visto – come dire -l’improvviso, imprevisto affacciarsi di una speranza. Allora il mestiere di giornalista ha un futuro. Magari anche per noi – sembra essere la domanda sottostante – qui, alla periferia dell’Impero?

Cari miei, qui nessuno, salvo i colleghi che interpretano il mestiere in maniera stanca e burocratica (e sono tanti), ha mai pensato che il giornalismo fosse morto.

Il punto è che sono morti, stramorti i giornali di carta generalisti, tronfi e vacui, semplici casse di rinonanza di cose (spesso non notizie) che la gente normale conosce già almeno da dodici ore, se non da ventiquattro.

E’ morto e stramorto il giornalismo dei privilegi, quello dell’Inpgi e della Casagit (di cui usufruisce anche il sottoscritto, sia chiaro), l’orribile giornalismo pansindacale, protezionista, corporativo, il giornalismo di chi pensa che l’essenziale è la propria firma su un pezzo di carta (che costa l’ira di dio stampare e vendere attraverso la filiera ottocentesca della distribuzione) mentre quelli che scrivono e si fanno il mazzo per due lire sul web continuano ad essere figli di un dio minore.

E’ morto il giornalismo finanziato dallo Stato (di cui, in passato, ho usufruito anche io, sia chiaro). Decine e decine di testate che non vendono una copia in edicola, cui vengono elargite ogni anno graziose mance grazie alle quali si può far finta di fare la guerra o le bucce al sistema. Per non dire della quantità di denari che prendono le due testate maggiori. Roba che quando qualcuno, ogni tanto, si permette di dire “ma tagliamoli questi soldi”, l’intera categoria, ad una voce, insorge contro “gli attacchi alla libertà dell’informazione”.

Tutto questo è morto. Il giornalismo fatto di contenuti, notizie, inchieste no. E non lo sa solo Bezos, lo sanno tutti. Quindi, invece di stupirvi, gioire, esultare, etc… cominciate a fare bene il vostro mestiere, alzate il culo e andate in cerca di notizie, non lamentatevi, sciogliete sindacati, ordini, associazioni. Smettetela di atteggiarvi a martiri o a eroi della democrazia. E a un certo punto anche in Italia qualche piccolo Bezos vi traghetterà verso il futuro (quelli bravi, gli altri a casa).

ps. Sul tema, rimando anche a questo pezzo di Zambardino (http://blog.wired.it/zambardino/2013/08/06/jeff-bezos-e-zamparini-non-sono-la-risposta.html), che dice cose più che giuste.