Grazia Volo, moglie di Liguori, incontrata in America e nuovo difensore della Baraldini, sta mandando una lettera a Diliberto. Le ho detto che il 5 marzo, quando D’Alema vedrà Clinton, vogliamo realizzare l’obiettivo di riportarcela in Italia. Lavoreremo intensamente per questo.
Lunedì 18 sera vediamo Prodi e Parisi a cena, a casa della commercialista di Gabrielli. Una casa piena di cani (quadri, ninnoli, sedie, poltrone, disegni, etc…) e con le pareti di legno verde. Prodi interloquisce all’inizio, poi si addormenta. Parisi dice assurdità con l’unico obiettivo di fare la guerra ai suoi amici di sempre, i democristiani Mastella, Cossiga, Mattarella, etc… D’Alema cerca di convincere Prodi a non presentarsi alle elezioni, pure in presenza della lista da lui promossa con Di Pietro e i sindaci. La serata è moscia, si ravviva solo nel finale quando torna l’accusa a D’Alema di aver complottato contro Prodi. Lui risponde che in quei giorni stava pensando a Linda ed al suo tumore. Parisi e Prodi accusano il colpo sul momento, poi con il loro tipico cinismo la simpatica discussione riprende.
Panorama sta preparando uno speciale sui cento giorni di D’Alema. Noi risponderemo con il dossier che sta preparando Rondolino lunedì 25.
Dunque: si fa martedì 19 la riunione dell’Ulivo. Niente lista unica, simboletto dell’Ulivo sotto i vari partiti, Prodi non scioglie le ambiguità sulla sua presenza nella lista. Cossiga dà i numeri, si dimette, noi nella mattinata di mercoledì mettiamo i puntini sulle i a proposito del carattere della maggioranza. Prodi ha chiesto a Romiti di appoggiarlo nella sua battaglia contro di noi. Romiti lo dice a D’Alema. Weber ci porta dati preoccupanti: Prodi, Di Pietro e i sindaci starebbero al 15%, ed anche il Pds. Che fare? Bisogna togliere l’acqua a Prodi, ci vuole una reazione, ma innanzitutto da parte del Pds, che invece cincischia. Mettere spalle al muro Prodi, chiedendogli di chiarire subito se si candida o no. Mettere alle strette i sindaci, creandogli difficoltà nei consigli comunali.
Nel pomeriggio vedo Carra e Scotti, uomini di Cossiga. D’Alema mi dice, tornando in macchina da Roccaraso, che vuole rompere con Cossiga se non sta dentro i termini esposti da lui nelle dichiarazioni programmatiche. Ora, sono le 21 e 30, siamo a Palazzo Chigi io e Nicola in attesa che lui torni ed inizi la riunione con i ministri dell’Udr. In giornata ho tenuto abbastanza in mano la situazione, ho impedito vertici, ho dato buoni consigli a Minniti, D’Alema, Folena, Cuperlo, con cui ho fatto pace. Sta collaborando con me sui numeri, mentre quello che dovrebbe occuparsene qui, Rondolino, rifiuta di lavorare. Oggi mi sono scazzato con lui. Farei subito a cambio: Rondolino via, Cuperlo qui. (10. continua)