Fine settimana sulla neve. D’Alema non viene perché è malato. La reazione sulla proposta di legge elettorale è contraddittoria e altalenante, anche sui giornali. Non so come l’opinione pubblica l’abbia presa. Lunedì scoppia la polemica sulla partecipazione alla trasmissione di Gianni Morandi. Alle 19 Cascella mi dice che anche Biagi sta per fare l’ennesima trasmissione contro D’Alema. Parlo con Celli. Il risultato è abbastanza buono, nel senso che malgrado le intenzioni malevoli di Biagi, le risposte dei direttori dei giornali non sono cattive. Tranne, naturalmente, quelle di Ezio Mauro. La Repubblica è la mia spina nel fianco. È contro di noi, sta con Prodi del tutto chiaramente. Oggi, martedì, monta il caso La Forgia, che è andato con Prodi, con commenti di Maltese, e così via.
Sullo sfondo, sul piano nostro, c’è il caso Rondolino. È palesemente fuori dal nostro lavoro, non è attivo, non partecipa. Lo fa per scelta, immagino. Ma nello stesso tempo è al centro degli attacchi di tutti, anche per questo libro che ha fatto, con il famigerato capitolo “pornografico” sbandierato in tutte le recensioni e gli articoli che sono usciti sui giornali. Lui un po’ ci marcia. Devo risolvere il problema, ma come?
Problema risolto. Sono le 2 di venerdì 19 e Rondolino sta scrivendo la sua lettera di dimissioni. Ho fatto pressing stamattina, dopo un’ultima infornata di interviste sue e di Simona su giornali e periodici, e lui ha capito. Ora resta da fare la seconda parte del lavoro. Come si copre il settore?
La situazione non è brillante. La sensazione è che D’Alema, come in tanti altri momenti, sia solo. Non è sostenuto nel mondo politico, nel mondo economico, nei giornali. Combatte da solo, dovendo progressivamente abbassare il tono delle sue battaglie di innovazione, con il risultato che si smarriscono per strada. Esempio quello di Telecom. Ha coraggiosamente scelto Colaninno e compagnia. Di fronte alla reazione di Fiat e sindacati, ora arretra… è la solita storia. Intanto, per il briefing che ci sarà tra mezz’ora, dovrà affrontare tre questioni con intelligenza: Telecom, Prodi, legge elettorale. Su Telecom deve dire che lui salvaguarda gli interessi nazionali, e che spera in un’intesa per difendere i lavoratori. Su Prodi non dobbiamo più subire, per ora è lui che detta i tempi. Sulla legge elettorale e le riforme… nella conferenza-stampa ha detto quello che voleva lui. Niente di drammatico, ma ha cominciato dal Kosovo.
Poi, a colazione, abbiamo un po’ parlato dei problemi reali. Weber ci dà al 17% contro il 16 di Prodi. Che fare? Lui ha tirato fuori la faccenda del Quirinale, che da qualche giorno mi ronza nelle orecchie. Perché riesca bisogna tacerne. Ha anche detto di temere per il dopo-voto un asse Prodi-Veltroni. Vedremo gli sviluppi. (13. continua)