Va più o meno così. Sempre.
Variante 1. Un politico (di seconda o terza fila) ha una brillante idea (tipo la candidatura di Marina Berlusconi), e comincia a farla circolare tra i giornalisti in Transatlantico. Sostiene che la cosa si sta discutendo in alto loco, a palazzo Grazioli. Fa intendere di avere accesso a consessi/luoghi esclusivi. Obiettivo: evitare di essere fatto fuori dalle prossime liste elettorali. (Dialogo tra giornalisti: “Allora quel Fischietti non è proprio un coglione”. “L’altro giorno l’ho visto che parlava con Verdini…”.
Variante 2. Un giornalista (anche di prima fila) ha una brillante idea (tipo la candidatura di Marina Berlusconi), e comincia a farla circolare tra i politici in Transatlantico. Sostiene che la cosa si sta discutendo in alto loco, a palazzo Grazioli. Fa intendere di avere accesso a consessi/luoghi esclusivi. Obiettivo: evitare di entrare nella lista della prossima ristrutturazione aziendale. (Dialogo tra politici: “Attenti che quel Fischietti è un figlio di puttana”. “L’altro giorno l’ho visto che parlava con Verdini”).
A questo punto si mette al lavoro il Giornalista Collettivo. Non per cercare fonti, verificare l’attendibilità della “notizia”, etc…, ma facendola rimbalzare presso altri giornalisti e politici. I quali, raggiunti, fanno naturalmente finta di sapere tutto, per non apparire tagliati fuori dai circuiti decisionali. E rafforzano la “notizia” aggiungendo particolari inventati di sana pianta. I più intelligenti danno basi teoriche e strategiche alla “notizia”. Che, nel frattempo, è arrivata e viene discussa anche a palazzo Grazioli.
E’ maturo lo “scoop” dei retroscenisti, che lavorano in pool, come usa. Si vedono, trovano conferma che la “notizia” c’è. Possono chiamare le redazioni.
Nelle redazioni dei giornali/partiti la “notizia” piace a tutti. Entusiasti “Giornale” e “Libero”, per motivi evidenti. Entusiasti “Unità”, “Repubblica” e “Fatto quotidiano” per motivi specularmente evidenti. Scetticamente interessato il “Corriere”. Si attende la posizione del “Foglio”. Si posizionerà il giorno dopo sulla base del posizionamento degli altri (deve trovare una posizione libera).
Ora il lavoro del Giornalista Collettivo può dirsi concluso. Da questo momento c’è solo la rottura di coglioni di intervistare i politici che fanno la fila per dire la loro sulla “notizia”, e alimentare così le campagne dei giornali/partiti da cui dipendono.
Poi, a un certo punto, la povera Marina Berlusconi si accorge di questo gran casino e fa un comunicato ufficiale sul Corriere per smentire le voci sulla sua candidatura.
Gli altri fanno finta di niente, pronti ad inventarsi la prossima “notizia”.
Solo Giuliano Ferrara si incazza, perché – il giorno dopo – si era buttato con impeto sulla “notizia”. Ora dovrà continuare a sostenerla. Che fatica non essere Giornalista Collettivo.