Venerdì 9 vedo Geronzi. Parliamo di De Santis da collocare. È d’accordo. Parliamo della Treccani. Dice che mi farà incontrare Cappelletti. Parliamo di Torino. Dice che Masera, poi Arcuti, infine l’Avvocato sono stati scorretti e arroganti, e che lui non ha nessuna intenzione di procedere, anzi che combatterà strenuamente. Gli hanno annunciato l’Opa la domenica famosa, avevano predisposte tutte le procedure e lui ha detto no, per questi motivi e perché il piano puntava a distruggere Mediobanca. Ma si salverà e si rinnoverà Mediobanca? gli ho chiesto. E lui: “Sì, Cuccia ha un piano che prevede che Maranghi diventi presidente, Bernheim sia cacciato dalle Generali e Cingano diventi Ad”. E Banca di Roma? Guarderà al Monte dei Paschi.
Fine settimana tranquillo. D’Alema sta forte, va a mare domenica, Scalfari gli regala un bell’editoriale. Lunedì mattina vedo Rossi per stabilire la linea sulle telecomunicazioni. Poi vediamo Giannini, Celli… cerchiamo di capire come deve andare a finire la grande partita che si gioca nel capitalismo italiano. Quando stamattina ho detto a D’Alema che lui deve realizzare sul fronte interno la stessa legittimazione che ha prodotto con la guerra, mi ha guardato dicendo: “Tu proponi sempre soluzioni spettacolari… cerca di dirmi come si fa”.
Sul capitalismo italiano. Parlo lunedì sera con Celli, forse il migliore amico di Bemabé, e mi fa una descrizione inquietante della tipologia umana. Sospettoso, convinto di essere invincibile, moralista e maniaco, nemico giurato dei politici considerati come l ‘origine di tutti i mali, pieno di schede e dossier su magistrati e politici. Questo è Bernabé. Chiedo a Celli di parlargli. Alle 20 Bemabé chiama D’Alema e chiede di incontrarlo martedì mattina. Alle 9 di martedì arriva Modiano, che mi descrive un possibile nuovo scenario: Unicredit e Comit, con Generali non scalano Mediobanca ma si tengono le loro quote. Finisce l’assalto a Mediobanca, questa è la notizia. L’operazione si potrebbe completare se S.Paolo va con Ina-Bnl-Banco Napoli e Banco di Roma va con Monte Paschi.
Colaninno dice a Bersani che si può lavorare per l’intesa e sostiene che la loro quota in Olivetti è blindata. Gli ha detto anche (pare) che Goldman Sachs ha studiato un piano per fare entrare nella partita Dt, attraverso un dismissione di quote tedesche ed una contemporanea acquisizione di quote Telecom o attraverso uno scambio di pacchetti azionari. Bersani suggerisce a D’Alema di incontrare Colaninno. Mi sembra giusto.
Malgrado il lavoro fatto, Giannini non è nel Cda di Ina. Era scontato che andasse così e noi non possiamo opporci al corso inevitabile delle cose. Benassi ha posto l’aut-aut (o io o lui) e S. Paolo ha deciso ovviamente Benassi. A tutti i livelli dobbiamo modernizzarci. E se è vero che tutti i capitalisti sono fetenti (espressione di D’Alema) è anche vero che se restiamo appesi alle vecchie glorie (Geronzi, Romiti, e così via) non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo chiederci per quale motivo alla fine difendiamo sempre il peggio.
D’Alema regna, non governa. Lui va forte ma ha una maggioranza sfarinata e a rischio dopo le europee. Comincia a dire che bisognerà fare le elezioni dopo giugno. Naturalmente sarebbe giusto ma io penso che sarà possibile andare ad un rimpasto o cose del genere. Tutto questo in caso di rilevante successo dell’Asino. Weber ci dice che i sondaggi li danno sempre forti.
La grande ristrutturazione del capitalismo italiano può essere concepita come pax dalemiana ma non è semplice costruirla. Fazio è pedina fondamentale ma per ora non si schioda. Cuccia e Agnelli bisogna sentirli e convincerli, ma prima di tutto bisogna risolvere il nodo Telecom, che è ancora irrisolto. (18. continua)