Ora tutti con lacrimuccia incorporata a dichiarare che siamo fieri di loro, che le immagini televisive mostrano “quanto prevalga negli italiani un senso di umanità e solidarietà più forte di ogni pregiudizio e paura”, come ha detto il primo di noi, con tutti gli altri, politici e giornalisti, al seguito.
Ma chi sono gli italiani della fila della solidarietà di Pachino? Quanti di loro hanno finito di costruirsi qualche settimana fa, magari proprio lì intorno, un bel quartino abusivo? Non sono gli stessi italiani che, per dare lavoro al proprio figlioletto, non concepiscono leggi e graduatorie, ma solo favori ad personam? E, se hanno una tabaccheria, uno scontrino fiscale non te lo consegnano manco morti? E tra di loro volete che non ci sia qualcuno che ieri sera – proprio ieri sera – tornando a casa ha picchiato la moglie, dopo aver bevuto un bicchiere in più? E secondo voi, non saranno sempre loro, domani, a chiedere il rogo per chi gli va a rubare in casa o gli scippa L’iPhone?
Sono gli stessi, nessuno bari. Italiani di Pachino siamo tutti noi (e pure lui, per capirci). Chiacchieroni, eccessivi, capaci di slanci generosi, di piccoli e grandi egoismi, vizi, passioni e cittadinanza ad intermittenza.
E nessuno dica che questo è il ragionamento di un cinico. Cinici sono quelli che oggi osannano la fila della solidarietà ma non fanno nulla per promuovere ogni giorno tra gli italiani civismo e responsabilità.