Nelle democrazie dell’alternanza si ricorre alle grandi coalizioni per due motivi.
Può accadere che nessuno degli schieramenti principali conquisti la maggioranza alle elezioni, per l’avanzare di terze forze o – più spesso negli ultimi tempi – di forze a vario titolo anti-sistema. In questo caso gli schieramenti principali si uniscono per un periodo, con l’obiettivo di fare rientrare proteste e opposizioni radicali, riformando e riammodernando il sistema, rendendolo più aperto e inclusivo.
Oppure ad una grande coalizione si ricorre nel caso di una gravissima emergenza economica. In questo caso l’obiettivo è unire le forze fondamentali di una nazione per compiere operazioni dolorose che, da sole, non sarebbero in grado di fare.
In Italia da quasi due anni siamo governati da grandi coalizioni. Qualunque sia la definizione del governo (tecnico, di necessità, di scopo) è un fatto che, prima per la crisi finanziaria, poi per l’assenza di maggioranza politica, i due partiti principali del paese governano insieme da 21 mesi. Eppure – si tratti di riforme di sistema o di misure per l’economia – Pd e Pdl fanno gioiosamente insieme solo cose che aggravano le condizioni del sistema, come – giusto ieri – l’assunzione dei 50mila precari nella Pa. Mentre si dividono sulle cose che dovrebbero fare – come dire – per statuto di coalizione e programmi di governo annunciati: riforme di sistema (finanziamento dei partiti, razionalizzazione di Enti e uffici territoriali, legge elettorale) e riforme economiche (liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e delle professioni, vendita del patrimonio pubblico, detassazione delle imprese e del lavoro, nuova contrattazione aziendale, politiche attive del lavoro).
Parliamoci chiaro. Salvando la riforma delle pensioni della mai abbastanza lodata Elsa Fornero, e il buon lavoro di marketing nazionale svolto da Monti in Europa, per il resto il bilancio di questi 21 mesi è del tutto negativo. E ha due responsabili fondamentali: il Pd e il Pdl. Uniti nella difesa delle corporazioni e di tutte le caste, a partire dalla loro. Uniti dalla cultura e dalla pratica del rinvio di ogni decisione di riforma del sistema. Uniti dal fantasma di Berlusconi, che da anni tiene artificialmente in vita entrambi i partiti.
Ci sono alternative a questo schifo di Grande Coalizione all’italiana? Non lo so. Ma intanto bisognerebbe partire dalla realtà. Pd e Pdl hanno miseramente fallito, e non possono aspirare a portare – insieme – l’Italia fuori dal pantano in cui si trova.
Naturalmente la domanda successiva è: ma se insieme hanno fallito, perché dovrebbero far bene, ognuno per conto proprio?