Ti piace vincere facile?

RenziSì, il format funziona. Sono bastati pochi mesi, e il popolo è stato rapidamente e tutto conquistato, le diffidenze scomparse di fronte alla potenza del sempre identico, il militante di nuovo ammaliato da chi promette vittoria, garantendo unità, battute salaci e foto ricordo (tutto già visto, comprese le vittorie, che non sono affatto mancate, nei 20 anni che ora per comodità definiamo berlusconiani).

Il giovane protagonista meglio non potrebbe stare nella parte. Risponde come un disco alle finte domande della spalla, testimonia umiltà con la gaffe (oddio, era De Gaulle non Churchill) che spezza per un attimo il meccanismo, si immerge nell’autoreferenzialità degli antichi riti come se fosse nato affettando salamelle.

E la realtà? No, quella non è prevista. Blindandosi nelle feste dell’Unità, il fu-rottamatore ne prende plasticamente le distanze. Non dico che manca la Siria. Di politica estera il paese declassato può fare tranquillamente a meno: a nessuno interessa sapere cosa pensi l’Italia, come e se si debba agire contro il macellaio di Damasco. Ma almeno parlare del casino che stanno combinando con Imu, Iva e dintorni. Oppure capire se c’è una politica economica alternativa al rifinanziamento di casse integrazioni, alla mistica degli esodati, alla sanatoria dei precari. Niente di niente. Per queste cosucce bastano le formulette di rito (“Se il governo fa le cose…”; “Non sarò certo io ad aprire una crisi…”; “Il governo deve diventare il governo del Pd…”). Chiacchiere. Fumo con la manovella.

Matteuccio, parliamoci chiaro. Li stai conquistando tutti, i tartassati e inebetiti militanti. E non ci voleva granché, a guardare le alternative (scorrere a piacimento l’elenco della direzione del Pd per farsi un’idea). Ti faranno vincere il congresso, e forse le elezioni. Ma attento, ché per non urtarne le fragilità stai entrando nel vero buco nero della sinistra. Quello dell’indistinzione programmatica e progettuale, dei luoghi comuni e dei nominalismi, dei compromessi incomprensibili ai mortali.

Vuoi uscirne? Se hai le palle – per esempio – prendi di petto la faccenda dei referendum. Vuoi evitare che il Pd e i suoi militanti si lacerino come sempre, in balia delle decisioni degli altri, incapaci di decidere alcunché, o – peggio – pronti alla fine a scegliere le elezioni pur di non affrontarli? Bene, allora dici la tua. Ora. Nel merito. Sulla giustizia (la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere, i magistrati fuori ruolo), sulla custodia cautelare e sull’ergastolo, sulle droghe leggere e sul divorzio breve, sull’immigrazione e sull’otto per mille, sul finanziamento pubblico ai partiti. Esprimiti. Prendi posizione. Dici voto sì a quelli, voto no a quegli altri. Metti subito e traumaticamente alla prova questo popolo della sinistra su temi concreti e divisivi, se vuoi veramente unirlo su basi serie. E se vuoi, domani, non solo vincere – per quello basta non avere un cognome che comincia con la B e finisce con ersani –  ma governare e cambiare l’Italia.