Su De Luca e i No-Tav

No-TavUna mia intervista al “Mattino”

di Pietro Treccagnoli

Lo cogliamo sul fatto. In viaggio da Napoli a Pesaro saltando tra un Tav e l’altro. Due cambi, a Roma e a Bologna. In cinque ore ce la può fare, Claudio Velardi, spin doctor, ex-politico, editore, comunicatore. «Meno male che ci sono i treni ad alta velocità» spiega. «Altrimenti per un viaggio così quanto tempo avrei impiegato?».

Bisognerebbe chiederlo a Erri De Luca.
«E lui che ne sa? Mica è un tecnico delle infrastrutture. Non lo sono neanche io, ma da cittadino europeo mi fido dell’Unione Europea. De Luca conoscerà l’ebraico, scriverà libri di successo, ma di treni e di sviluppo economico ne capisce poco, come gran parte di coloro che protestano in Val di Susa».
Ma un intellettuale può esprimere la sua opinione. O no?
«E ci mancherebbe. Però bisogna intendersi e fare una precisazione preliminare. De Luca ha anche ragioni di marketing per posizionarsi in quell’area politica. Sa che se fa certe affermazioni ci sarà una forte eco. Non è mica nato sotto il pero. Le sue posizioni, radicali ed estreme, sono note da tempo e chi ci casca, invitando al boicottaggio delle sue opere, gli fa solo un piacere».
Be’, può anche partecipare a forme di lotta in prima persona.
«E ci mancherebbe pure questo. Però non può tirare conclusioni inappellabili sui Tav. Che ne sa se fa bene o male al Paese? Non ha le competenze, ripeto».
De Luca rivendica il ruolo politico dell’intellettuale.
«Sacrosanto. Ma la sua è una posizione da intellettuale ottocentesco, aduso solo al ribellismo e al romanticismo. Non è quello di un intellettuale moderno che si fa carico dei problemi della società e contribuisce alle soluzioni. Non ha ancora imparato che l’ideologia fa danni e in questo Paese ne ha fatti già tanti».
De Luca ha precisato che l’estremismo non ha niente a che spartire con il terrorismo.
«Intanto la Storia li ha sconfitti entrambi. E poi, negli anni Settanta che lui conosce bene, tra estremismo e terrorismo c’era un’area di contiguità accertata. Certi gruppi erano il brodo di coltura dei brigatisti. De Luca non si è reso conto che le sue sono posizioni isolate. Può pensarla come vuole, ma perpetua la triste tradizione dei cattivi maestri, disastrosi per la sinistra e per l’Italia».
Esiste, comunque, tutta una scuola di pensiero che spinge verso la decrescita.
«Una scuola alla quale De Luca s’è iscritto, ma sono stupidaggini. Il mondo vuole ripartire, dopo la recessione. Si cercano nuove vie per lo sviluppo. In tanti le stanno trovando e i No-Tav, che tanto piacciono a De Luca, che cosa propongono? Coltivare funghi nelle gallerie della Tav. Bella idea. Mi aspetto che per il futuro di Bagnoli propongano di fare allevamenti di vongole nei capannoni industriali dismessi».
Intanto a Giugliano sta scoppiando la rivolta contro l’annunciato inceneritore e si minacciano azioni in stile No-Tav. Le gente si aspettava la bonifica dai veleni della camorra e ora arriva l’inceneritore.
«Sono problemi diversi e l’inceneritore può contribuire alla bonifica. O le ecoballe devono rimanere per sempre là? L’ultimo inceneritore costruito in Europa è al centro di Stoccolma e nessuno ha fatto barricate. Invece i nostri uomini di cultura, insieme a molti politici, sono sempre pronti a cavalcare la protesta popolare».
Che cosa dovrebbero fare?
«Sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti c’è molta ignoranza e non possiamo aspettarci che il popolo da solo superi il cosiddetto effetto nimby (non nel mio giardino). C’è un gap culturale rispetto ai Paesi del Nordeuropa che hanno saputo mettere a profitto la spazzatura. Non a caso noi da Napoli la mandiamo in Olanda. Noi spendiamo e loro ci guadagnano. E gli intellettuali come De Luca che fanno? Capeggiano le rivolte, soffiamo sul fuoco. Dovrebbero contribuire a trovare soluzioni, superando lo scarto tra potere e popolo. Ma evidentemente hanno altri interessi».