L’ha scritto il mio amico Umberto Minopoli. Tutto giusto, compreso l’appello finale benjaminiano: guardiamole un attimo sul serio queste macerie, e capiremo cosa e come ricostruire.
Guardo ai numeri del declino italiano. Guardo a un Paese che non cresce piu’ da oltre vent’anni ( inedito in Occidente ). E dove la vita nel secolo XXI si avvia ad essere peggiore dell’ultimo trentennio del secolo XX. Guardo alla competitivita’ che scende, alla produttivita’ che scivola agli utimi posti delle classifiche mondiali. Guardo alle tasse che sono le piu’ alte del mondo. Guardo al debito pubblico che e’ una volta e mezzo quello che produciamo. Guardo alla serie di governi imbelli capaci di muovere un dito solo se a dirglielo e’ l’Europa. Guardo ai salari bassi e, al tempo stesso, alle classi medie tartassate e torturate dalla mancanza di coraggio e fantasia dei Governi. Guardo alle nostre aziende storiche senza capitali, senza capitalisti e senza managers, alla merce’ degli stranieri. Guardo ad un Paese senza il credito per svilupparsi e a banche capaci solo di accumulare titoli di carta. Guardo alla disoccupazione giovanile e femminile che sta cancellando una generazione dal diritto al lavoro. Guardo ad un Paese incapace di realizzare ogni qualunque opera, infrastruttura, lavoro civile. Che scivola nel degrado del patrimonio e del territorio. Paralizzato da violenti, prepotenti, velleitari, ecoballisti reazionari, retrogradi, feudali. Guardo ad uno Stato permissivo, alla Pubblica Amministrazione spenta e paralizzata dall’assenza di ricambio, dall’invecchiamento, la demotivazione, il corporativismo. Guardo ai sindacati italiani il cui massimo di fantasia e’ fare scioperi inutili. E mai un’idea, una scelta, un guizzo! Guardo alla Confindustria senza capitalisti, avvezza agli sportelli pubblici, politicizzata e consociativa, fattore attivo della paralisi politica e istituzionale. Guardo alla politica che peggiora sempre da 40 anni. E non riesce a produrre qualcosa che somigli ad un Reagan, ad una Thatcher, ad un Clinton, ad un Blair, ad uno Schroeder. Di destra o di sinistra. Guardo alla Destra italiana che ha disperso ogni dignita’ e funzione alternativa inseguendo le vicende di un uono. Guardo alla sinistra, la mia casa per abitudine e stanchezza: diafana, impalpabile, senza autonomia, eterodiretta dall’unico ” potere forte ” italiano: il blocco giudiziario-mediatico che in Italia gioca all’opposizione che punta al potere e spinge alla guerra che ci sta uccidendo. E le chiedo: ” ma davvero pensate, signori della sinistra, che questa somma di tragedie storiche siano cose alla portata dei Renzi, dei Letta, dei Cuperlo, dei Civati, dei Vendola? Inutile fare i nomi dell’altra parte, e’ palese! Tempo di nani, di leaders pallidi e personaggi minori. Siamo l’unica democrazia al mondo inebetita dalla paura della personalita’ in politica, che teorizza che i leaders debbano essere mediocri e che presta piu’ attenzione ai partiti che alle leadership e alle loro intenzioni. Chi non sente l’inconsistenza di questa classe dirigente non sente la profondita’ del disastro in cui siamo. Ma allora? Ecco il punto di forza dei ” leaders pallidi”: non si puo’ vivere senza scegliere. Ma lasciateci almeno contemplare per un attimo il disastro e misurare l’inadeguatezza sfrontata e supponente di questi finti protagonisti. Come diceva Walter Benjamin: solo guardando un attimo le macerie e’ possibile correre verso il futuro. Come quell’uccello che volava solo al crepuscolo!