Leopolda/1

LeopoldaLa Leopolda l’ho già vista ieri, senza esserci ancora passato.

Mi si è manifestata alle 2 del pomeriggio fuori dell’albergo, nelle sembianze di Michele Emiliano e David Sassoli, groupies non proprio di primo pelo, che discutevano di primarie, congressi e relative strategie con un nucleo di riconoscibilissimi notabili.

L’ho ritrovata in serata al Teatro del Sale: 1) nelle persone di Paola e Shirley, entusiaste turiste belgo-americane acquartierate da quattro mesi a Firenze (“Florence is beatiful”, non smettevano di cinguettare tra una passata di broccoli e un pacchero al pomodoro); 2) in una famiglia di fiorentini renziani molto de sinistra, concreti difensori delle buone azioni del giovanotto (“Beh, i mondiali di ciclismo sono stati un bel botto… la città è pulita, sicura, il centro storico un gioiellino… certo, il traffico nei viali… insomma, via, il problema vero è il traffico”, è la conclusione alla “Johnny Stecchino”); 3) nella performance teatrale della bravissima Maria Cassi, già assessora alla provincia con il giovanotto, che con il marito gestisce questa specie di tempio della sinistra fiorentina post tutto. Firenze è con Renzi, l’Italia lo sarà: questa la conclusione.

E mi si è plasticamente squadernata davanti – sempre la Leopolda – nel ritorno dal ristorante all’albergo. Io e mia moglie un po’ ciucchi, e gli scolaretti di Renzi, appena usciti dalla trovata dei cento tavoli, in cerca di posti per mangiare. Divisi in gruppi, per etnie, come in tutti i congressi del mondo. Meridionali, molti. Giovani, pure (insomma, dai trenta anni in su, non esageriamo), che, a piccoli sciami, con il badge in bella vista, trainavano pochi, attempati funzionari/parlamentari/consiglieri, sulla cui testa stazionava il seguente, visibile fumetto: “Vedi cosa mi tocca fare per sopravvivere”. Mentre intorno ragazze con parrucche viola e microgonne si avviavano verso la notte, ignare di Leopolde e di Renzi. E – temo – anche di Cuperlo e Civati. Non so Pittella.

Stamattina ci passerò, alla stazione. Ma penso di avere già visto il grosso.