Ora unica nemica del giovanotto è la hubris. L’orgoglio, la tracotanza, la superbia. Domani può forzare la mano al partito, ai suoi parlamentari, alla coalizione, a Napolitano, e fare precipitare le cose.
Oppure può dire a Letta: “Vuoi proseguire? Perfetto, procedi pure. Fai le cose che hai detto di voler fare, io sarò responsabile, paziente e leale”. Senza preoccuparsi degli stupidi che esulteranno, dei giornali che diranno “ha vinto Letta”, dei cento critici col ditino alzato. Tanto passeranno due-tre mesi e il governo incolore e inodore di Letta si sbriciolerà da solo. E il giovanotto ne uscirà più forte di prima.
In sostanza con queste “primarie di governo” può accadere – mutatis mutandis – quello che è accaduto con le primarie di partito. Dopo le prime – perse – Renzi, seppe metabolizzare la sconfitta, assorbire sospetti e diffidenze e stravincere le seconde.
Anche in questo caso, il secondo tempo arriverà molto presto, e lui ci sarà. Mentre, nel frattempo, lo stanco e cinico Presidente del Consiglio dovrà accollarsi pienamente la responsabilità del paese che arranca, e condividere le prossime tappe – elettorali e politiche – dell’eterno calvario Pd, che non si annunciano lievi.