Prendete le consultazioni del Presidente in occasione di una crisi di governo. Le delegazioni che sfilano compunte (il segretario, i capigruppo parlamentari), si fermano a parlare e conquistano i loro due minuti di Tg. I presidenti delle Camere che sfilano e non parlano. Gli ex-Presidenti a volte sì, a volte no, quando ci sono (e comunque, da quando manca Cossiga, non c’è più sale). Un rito non prescritto dalla “più bella del mondo”: solo “prassi costituzionale”, regolata da una specie di galateo, pure cambiato negli anni. Ora i furbacchioni hanno capito che il rito si può usare per qualche numeretto di varietà. Così Grillo non c’è andato, al Quirinale, e ha fatto notizia. La Lega pure, perché non gli hanno accettato l’allevatore, e ha fatto notiziola. Quelli di “Fratelli d’Italia” invece sono saliti, e hanno fatto notiziucola consegnando con sdegno al povero Napolitano la scheda elettorale.
Ora, si sappia – a proposito di rituali – che le rotture degli schemi funzionano, sul piano comunicativo, e possono anche essere salutari. Ma una sola volta, la prima. La volta dopo entrano nel deprimente loop del “mi si nota di più se”, e diventano stucchevoli e inutili.
Meno male che la prossima sfilata ci sarà – dicono – nel 2018. O no?