Pillole di renzismo

1-img429987Qualche concessione alla forma l’ha fatta: una prima parte della dichiarazione più ingessata, l’annuncio obbligato delle visite ai Presidenti di Camera e Senato, qualche parola di circostanza sulla gravità dei problemi e l’impegno che ci metterà a risolverli.

Poi è entrato subito in scena il renzismo in purezza. Il governo è quasi pronto, datemi solo qualche giorno per  risolvere piccole grane. L’agenda del governo? Quella è proprio fatta, e ve la squaderno qui, stamattina, in barba al confronto-sul-programma-necessario-per-verificare-le-convergenze. Per 4 mesi, ogni mese, una grande (ma grande) riforma. Roba che a luglio si potrà andare tutti in vacanza (e magari votare in autunno, se i partiti mi rompono un po’ troppo le scatole).

Una sfrontatezza mai vista. Noi siamo lì da 20 anni o forse 30 a girarci i pollici di fronte alle tragedie del fisco, delle istituzioni, della Pubblica Amministrazione e del lavoro, e lui dice che in 4 mesi in sostanza cambierà tutto.

Ora, si è spesso detto delle somiglianze tra Renzi e Berlusconi. In realtà il Cavaliere non si era mai spinto a dire enormità simili, e in una sede del genere (il che pure conta). Quando, per esempio, annunciava milioni di posti di lavoro, lo faceva con massicci investimenti di comunicazione, con l’enfasi tipica del venditore, ansioso (e capace) di conquistare fette di mercato, in lotta perenne con le scie di scontenti, increduli, scettici e incazzati che seminava per strada.

Invece lui stamattina ha annunciato riforme epocali e un’agenda (oggettivamente) abbastanza improbabile, come se dicesse le cose più naturali del mondo. Come se non gli interessasse neppure il parere di chi lo ascoltava, e pure irrispettoso, per così dire, della sacralità del luogo in cui l’impegno veniva preso. Tutto normale, scontato, finanche un pò banale.

E questa è, a pensarci, una delle chiavi del renzismo: presentare con leggerezza e far sembrare semplici cose che alla vecchia Italia appaiono titaniche, impossibili, contronatura. Contrastando innanzitutto – nella maniera più semplice e, forse, efficace – l’angoscia ormai endemica che imprigiona il paese in una spirale depressiva e di mancanza di autostima.

Dovrà venire il resto, certo. Le 4, prime Grandi Riforme annunciate diventeranno decreti, voti e battaglie in Parlamento, carne e sangue dello scontro politico. E vedremo se il giovanotto è un bluff. Se lo sarà, sarà un bluff gigantesco. In caso contrario ci divertiremo parecchio.