Gli statisti

Itali1Quanti statisti, sui giornali di stamattina. “Un comizio senza contenuti, voto per disciplina di partito”, dice Gotor, quello che scriveva i contenuti di Bersani. “Un discorso di strada, fatto solo di titoli”, rimprovera Nichi Vendola, che essendo più di sinistra la strada gli fa un po’ senso. “È eversivo, guida la folla contro il palazzo”, sostiene Calderoli, che di eversione se ne intende. “È venuto ad alterare la prassi consolidata”, è invece il commento di tal Lucio Barani, socialista di Forza Italia prestato al Gruppo autonomie (che non capiamo cosa vuol dire, ma sarà la prassi consolidata). “Voto la fiducia con la disposizione d’animo con cui Gronchi, De Nicola e De Gasperi la votarono a Mussolini”, si dispera Compagna, che è uno storico. Gli fa eco un già-ex-renziano-à-porter, Giuliano Ferrara, che commenta sobrio: “Il discorso più brutto della storia repubblicana, giolittiana e mussoliniana”. Conclude, come è giusto, lui in persona, che spiega ai suoi “di essere deluso per la mancanza di standing e per il discorso di basso profilo”. Chi è lui? Come chi è? Quello che ieri era costretto a leggere in Parlamento degli orribili pipponi scritti proprio dal succitato, e oggi muore di invidia per le libertà che si prende Renzi.

In questa saga della disperazione di una classe dirigente morta si salva solo Mentana, che con onestà dice: “Se fossi un insegnante non lo promuoverei, ma penso che abbia impostato tutta la sua attività per non avere insegnanti come noi”. Continua così, giovanotto. Distruggili per sfiancamento.