Dei sottosegretari se ne è fottuto, consapevole che è materia strutturalmente indigesta. Avrebbe potuto farne 30 invece di 44, ficcare dentro molte donne, scegliere i bravi, gli esperti, i competenti. Per farlo avrebbe dovuto combattere con asprezza correnti e correntine di partiti e partitini, mettere a rischio faticose alleanze interne, creare ulteriori fibrillazioni parlamentari. Il gioco non sarebbe valso la candela. I titoli di domani non sarebbero cambiati, in questi casi scattano per default: la genialità dei titolisti non gli avrebbe risparmiato “la carica dei vice”, “l’assalto alle poltrone”, con tanto di fotine e appartenenze. Perché la notizia che è stato fatto un sottosegretario (la parola stessa è fastidiosa) non può piacere alla gente, siamo obiettivi. E figuriamoci 44.
Però attenzione, Matteuccio. Il tuo mantra – come è evidente – è l’informazione mainstream, che è sempre una buona pista da seguire. La insegui, la cavalchi, la governi, e schiacci a rete quando ti senti sufficientemente forte. Sennò lasci perdere. Se non c’è notizia buona per te, non te ne curi, affidi ad altri le incombenze (prevedo giorni difficili per il povero Del Rio), mentre tu veleggi altrove. Attenzione perché le piccole cose fanno massa critica, oltre una certa soglia.