Nella redazione de “Il bias quotidiano”

redazioneSabato 1° marzo. Ore 11.30.

Direttore. “Ragazzi, che c’è oggi?”.

Redazione. “Mah, niente…”.

D. “Come niente, che sta succedendo in Ucraina?”.

R. “Uh, capo, non ne parliamo, roba pazzesca… Putin minaccia invasioni, Obama lo chiama, l’Europa è ferma… ci sono manifestazioni, si temono assedi…”.

D. “Ok, ho capito, che palle, magari ci montiamo il paginone in apertura. Veniamo a noi, va’… Politica?”.

R. “Giornata moscia, capo. Berlusconi fa la solita telefonata ad una riunione dei loro, c’è Alfano con la sua convention, poi sta cazzo di riunione del Pse, la solita parata…”.

D. “E quindi? Che facciamo? Ce la caviamo con una breve? Usciamo con le pagine bianche? In dieci siete pagati per seguire la politica italiana… volete andare da subito in mobilità? Guardate che l’editore mi pressa… Cazzo, non vi sto mica dicendo imparate qualcosa, scoprite dove sta l’Ucraina, informatevi, leggete qualche libro… sto semplicemente dicendo inventatevi qualcosa…”

R. “Oddio, capo, c’è sta storia dei sottosegretari…”

D. “Cioè?”

R. “Mah, protestano quelli che stanno fuori, poi stanno montando due-tre casi…”

D. “Che vuol dire ‘montando’?”

R. “No, niente… è che si può lavorare per montare qualche caso…”

D. “Cioè tipo?”

R. “Mah, ce n’è uno craxiano…”

D. “Capirai… ma è stato in galera, ha rubato, ha grane serie?”

R. “No, però sai, l’hanno promosso contro De Luca, che ci teneva tanto…”

D. “Ok. Poi?”

R. “Poi c’è quello che ha fatto, pare, una telefonata all’editore di un cazzo di giornalino calabrese per non fare pubblicare una notizia sul figlio…”

D. “Ah, andiamo bene… cioè mi state dicendo che dovremmo parlare di quello che succede ogni giorno a noi?”

R. “Va be’, ma noi mica siamo “L’ora della Calabria”… le tue telefonate – con tutto il rispetto, capo – mica le registri e le vai a raccontare per farti pubblicità, come ha fatto il povero collega…”

D. “Lasciamo stare, va’… e poi?”

R. “Poi ci sta una indagata in Sardegna”

D. “Ah, quella che doveva correre per la Regione…”

R. “Sì, lei, che poi la tolsero per problemi interni al Pd”

D. “Quindi sono tre. Sono ben tre…”

D. “Ok, ragazzi. Lavorateci, dateci sotto. Intervistate questi qui, chiedete dichiarazioni a Bindi, Civati, come si chiama quell’altro… ah, sì, D’Attorre… ché domani, se Putin non fa il pazzo, magari ci apriamo pure: ‘Tensioni nel Pd, richieste di dimissioni’. Al lavoro”.