Una mia lettera sul Corriere del Mezzogiorno, a proposito delle chiavi della reggia di Caserta consegnate dal prefetto Monaco a Cosentino
Caro direttore,
mi ritengo un garantista a tutto tondo. Non di quelli – per capirci – che si strappano i capelli se a finire sotto la mannaia dei Pm sono amici e sodali, e invocano invece la sacra bilancia della giustizia per odiati avversari. Per me i cittadini di fronte alla legge sono tutti uguali. Cioè innocenti. Fino a prova contraria, reiterata e definitiva. Se lo Stato ne accusa uno, ha il dovere di dimostrare – in tempi rapidi, con efficienza, fornendo ogni garanzia di sobrietà, equilibrio e imparzialità – le sue ragioni. Se e quando ci sono.
Più nello specifico, ho una sorta di pregiudizio favorevole verso qualunque cittadino – potente e non – incappi nella giustizia italiana, il potere nostrano più inefficiente, malato e irresponsabile: la vera casta da riformare radicalmente (lo sento più o meno dire da Renzi nel momento in cui scrivo). Figuriamoci poi se un cittadino viene messo sotto dalla procura di Napoli, famosa per avere inanellato negli anni fallimenti su fallimenti in indagini promosse da Pm in cerca di visibilità, e che mai hanno pagato per i loro continui scivoloni.
Questo per dire che – per esempio – non mi piace per niente la canea in corso da molto tempo contro Nicola Cosentino. Al contrario: 1) ritengo che, nei suoi confronti, si manifestino spesso diffusi sentimenti vagamente razzistici, che personalmente mi ripugnano un po’; 2) per quello che ho letto, trovo piuttosto deboli le accuse che gli vengono mosse nei processi in corso e; 3) scandalosi i tempi, così scientificamente scanditi, delle sue peregrinazioni carcerarie.
Ma è un altro il punto che mi interessa sottoporre alla tua attenzione. La notizia di ieri è che Cosentino, all’atto della perquisizione in casa sua (lo scorso 3 aprile), risultava essere in possesso delle chiavi di un ingresso laterale della reggia di Caserta. Chiavi consegnategli – con tanto di lettera acclusa – dall’ex prefetto di Caserta, tal Ezio Monaco, perché il buon Nicola potesse andarvi a correre.
Intendiamoci, direttore. Così come (lo so, il mio è un pregiudizio assoluto) diffido di Pm e giudici, di norma non credo alle notizie che – attraverso le procure – ci vengono propinate ogni giorno, sempre tutte ad orologeria (per esempio, perché questa storia delle chiavi della reggia è venuta fuori solo ora?). E però, se la notizia dovesse essere invece confermata, a quel punto magistrati e giornalisti, procuratori e velinari, vanno per un attimo sullo sfondo. E in primo piano viene illuminato lo Stato italiano, con i suoi apparati anchilosati, pachidermici, opachi.
Non so al momento quale attività stia esercitando questo signor Monaco; leggo che da qualche tempo non è più prefetto di Caserta, pare che ora – dopo essere transitato da Salerno – lavori a Palazzo Chigi. Magari non ci sarà (non lo so, immagino) alcuna inchiesta o provvedimento nei suoi confronti per la gentile donazione delle chiavi. Ma, infatti, qui non è questione di processi. Il punto è che uno Stato appena appena serio, a mio avviso, dovrebbe prendere questo signore e licenziarlo in tronco. Con gli argomenti che credi: assenza di senso dello Stato, viltà, servilismo, mancanza di dignità.
Conclusione: forse è il caso che Matteo Renzi si faccia rapidamente un giretto negli uffici che dirige a piazza Colonna, afferri per le orecchie il Monaco e lo cacci via. La mia è una richiesta esplicita e – come dire – ad personam. La credibilità dell’azione di cambiamento che Renzi sta avviando (a parere mio, più che tuo…) si misura anche con atti del genere. Emblematici, immediati, chirurgici.
In attesa che cominci a funzionare la giustizia dei tribunali, il giovane fiorentino metta in moto quella della serietà e del rigore etico.