La prova del potere – Giuliano Da Empoli
Più ambizioso di quanto lascino immaginare la scrittura scorrevole, l’aneddotica sparsa a piene mani e qualche simpatico ma azzardato paradosso di troppo (Berlusconi solo erede legittimo del ’68). Dopo centinaia di libretti che raccontano il gossip renziano dalle origini ai giorni nostri, Da Empoli, per la prima volta, prova a mettere un vestito teorico al renzismo, spiega le ragioni profonde della rottamazione, riscrive ad usum (come è giusto) la storia delle generazioni precedenti, indica con sprezzo del pericolo una prospettiva (finanche di crescita zero, purché coraggiosamente identitaria) per l’Italia affidata ai quarantenni.
Se volete capire qualcosa di quello che sta succedendo, il libro è prezioso, anche nell’eccesso di paginate su Venezia, le gondole inutilmente circolari e le pizzerie plastificate. Affrontatele, proseguite il giro tra Londra, i campioni dell’italianità e Palo Alto, sopportate citazioni a piene mani di Nietzsche e della Arendt, di Sartre e Levi, e finanche di Fofi e Saviano. E arrivate al punto che non vi aspettereste ma spiega tutto, e molto bene.
Cito testualmente. “Al di là delle apparenze, Renzi stesso ha fondato la sua ascesa sull’inattualità, oltre che sulla trasgressione… … chi si ferma ai tweet e alle infografiche non capisce nulla… … la riuscita di Renzi si fonda su ingredienti più tradizionali. La capacità di aggregare il consenso, di manovrare un’assemblea, di conquistare un uditorio. Una cultura politica di vecchio stampo, formatasi nei consigli d’istituto, nelle riunioni di partito e nei comizi di piazza.. … patrimonio d’altri tempi che sarebbe andato perso se non fosse stato reinvestito in una chiave sovversiva…”. Molto vero. Molto giusto.