Per intenderci sul signore in questione, basti dire che nel 2000 fece il Bach Cantata Pilgrimage. Nelle 52 settimane dell’anno interpretò, in giro per l’Europa e l’America, tutte le cantate bachiane nel giorno liturgico per il quale furono composte. Per il resto John Eliot Gardiner ha fondato tre orchestre, ha diretto (da Vienna a Boston, dalla Scala alla Royal Albert Hall) nei teatri più importanti del mondo, ed è considerato il massimo interpete della musica barocca.
Bene. Qualche giorno fa su Gramophone, forse la più importante rivista nel mondo di musica classica, si è aperto un dibattito su Bach. Assodato che Giovanni Sebastiano è il più grande di tutti, “a terminal point”, come diceva Schweitzer (“Nulla viene da lui. Tutto conduce a lui”), la domanda posta a diversi signori (da Fisher-Dieskau alla Argenta, da Rilling a Angela Hewitt) è stata: ma Bach è stato ‘solo’ un superbo artigiano, oppure un genio assoluto?
La risposta di Gardiner al quesito è stata la seguente: “Questa dicotomia c’è, e vive nella sua musica, nella quale si intersecano due piani. Il piano orizzontale è la scrittura melodica e contrappuntistica, il piano verticale è il ritmo di danza basato su un basso continuo di incredibile elasticità e ‘galleggiabilità’. E’ proprio l’intersezione dei due piani che risulta così avvincente e incantevole per l’ascoltatore, che può ascoltare Bach ad un livello viscerale e puramente sensuale o ad un livello più altamente intellettuale, godendo della brillantezza delle sue linee contrappuntistiche. E poi c’è il piano spirituale…”.
E’ la più sintetica e compiuta definizione della musica del Sommo che si poteva dare. Donataci da uno che lo conosce bene. E ora godetevi questo Oratorio di Pasqua diretto da Gardiner, visto che il tempo si avvicina.