Dice oggi su Repubblica il nuovo ideologo della sinistra, all’indomani delle elezioni francesi: la sinistra perde perché non difende più il popolo. Tesi non nuova né particolarmente brillante: la sentiamo pronunciare dopo ogni sconfitta.
Perché il popolo non è più difeso, secondo Piketty? Perché i governi si sono sempre più concentrati sui contribuenti più mobili (lavoratori dipendenti qualificati e globalizzati, detentori di capitali) piuttosto che sui gruppi “imprigionati” (classi popolari e ceti medi) con politiche che hanno privilegiato i treni ad alta velocità invece delle ferrovie regionali, filiere dell’istruzione per le élite con l’abbandono di scuola e Università, etc…
Io ho vissuto abbastanza per vedere la sinistra napoletana combattere negli anni ’70 contro la Tangenziale, e ricordo in una riunione il povero Gerardo Chiaromonte urlare: “Ma la Tangenziale è contro il socialismo? Se i lavoratori perdono meno tempo nel traffico secondo voi è un bene o un male?”. Ho visto la sinistra lucana battersi per le strade interpoderali contro la Basentana, strada a scorrimento veloce, oggi unico collegamento tra la regione e il resto del mondo. Ho visto la sinistra di Berlinguer battersi contro la Tv a colori (!), emblema del consumismo arrembante e degenerato. Vedo (per fortuna una parte del)la sinistra di oggi preferire le occupazioni e i cortei a una scuola selettiva e meritocratica, unica chance per l’emancipazione dei figli dei poveri.
L’ennesimo profeta della gauche caviar sa perfettamente che quando la sinistra combatte la modernità e il merito, perde. Ma è esattamente quello che vuole. Più i lavoratori restano “imprigionati” dentro le gabbie dell’ideologia e della difesa di vecchie posizioni, più quelli come lui hanno spazio per predicare. Se vince la sinistra che sfida il mondo che cambia e libera gli “imprigionati”, quelli come Piketty possono fare i bagagli e partirsene per località lontane. Magari su un bel treno regionale.