Ora dice che si è staccato un lampadario, a Olbia. E aggiustatelo. Salite su una sedia e rimettetelo a posto. Chiamate il bidello se non sta al bar di sotto, cercate un elettricista, fate una colletta se c’è da pagare. Invece di lamentarvi e, un secondo dopo, convocare la stampa e denunciare l’accaduto a favore di telecamere. Per descrivere – con la lacrimuccia pronta – la paura e lo spavento (“I nostri poveri bambini. Poteva esserci il mio…”) E protestare fuori campo perché l’inviata non becca più il collegamento (“Ma come, mi fate stare qui e non posso dire una parola?”) E, quando il collegamento torna, fare la voce grossa contro il sindaco, l’assessore, i politici, il governo. E poi ricevere telefonate e complimenti (“Oh, gliele hai cantate, ti ho visto in Tv”). E il giorno dopo la scuola si chiude, chi lo sa per quanto tempo, e arriva la polizia con le striscie bianche e rosse, e poi la magistratura apre un fascicolo, e nei bar non si discute d’altro, e poi si organizza un comitato che dopo mezz’ora si spacca perché nessuno sa che cosa fare ma tutti vogliono comandare per parlare quando verranno (perchè verranno, questo è certo) gli inviati di BallaròDiMartedìPiazzaPulitaServizioPubblico, e se mi faccio nominare capo del comitato magari la prossima volta posso candidarmi e fare l’assessore, con un bel distacco dal posto di lavoro e qualche soldo in tasca. E chi lo sa che un giorno non arrivo a Montecitorio.
Avete rotto i coglioni, italiani. Datevi da fare. Non aspettate che siano gli altri a farlo. Non affidate colpe al prossimo. Guardatevi dentro e uscite dalla viltà della deresponsabilizzazione. Aggiustate lampadari, mettete quadri alle pareti, pulite banchi e sedie. Prendete la vita nelle vostre mani. Diventerà tutto più bello, ve lo garantisco.