Ognuno di noi può avere delle opinioni su qualunque cosa accada al mondo. Le esprime dicendo: “Io penso che”. Se poi vogliamo dare più forza ad un nostro giudizio – ad esempio – contrario, possiamo dire: “Penso che sia sbagliato etc…”. E via modulando le diverse sfumature dei nostri pensieri. Così parlano le persone normali.
A volte, invece, si tende ad oggettivare i propri giudizi. Lo fanno spesso i politici, e questo non li rende simpatici. Si impalcano, e – come oracoli – pronunciano sentenze. Non usano il pronome io (io penso, io credo, etc…) ma la terza persona. Per esempio, dicono molte volte: “E’ legittimo che…”, espressione che suona come educata e sussiegosa presa di distanze da qualcosa. Ma chi cazzo sei tu per decidere che cosa è legittimo e che cosa no?
Oggi un mio amico – che una volta parlava bene – ha dichiarato: “La sostituzione della minoranza Pd dalla commissione Affari Costituzionali è un fatto grave”. ‘Grave’. Ma perché? E per chi? Capisco che è ‘grave’ perché, dentro il Pd, segna una rottura tra maggioranza e minoranza. Quindi è ‘grave’ per te, per Fassina, per D’Attorre, etc… Ma non oggettivare, magari non è ‘grave’ per tanti altri. Torna a parlare bene, Gianni. Le parole sono importanti.