Partono perché – in quanto esseri umani – sono affamati di futuro, non lo trovano dove sono nati, lo cercano in Occidente: dove, sennò? L’Italia, banchina d’Europa, è il loro approdo obbligato. Poi vanno altrove. (Non siamo noi la meta, Salvini. Leggi i dati). Molti non arrivano vivi: è il prezzo che pagano alla sfida e ai delinquenti che l’organizzano.
L’Occidente si barrica e si rifiuta di accoglierli? Stupidaggine. Il mondo è uno: le loro frontiere sono finzioni, le nostre non possono essere complici di assassini.
Non possiamo che organizzare la loro accoglienza. Ma la politica non vuole, perché non vogliamo noi, gelosi del benessere che ci ha resi ciechi e spaventati dalla realtà che avanza. E poi non sa come, perché ha strumenti vecchi e inadeguati (gli Stati-nazione) o nuovi ma dall’incerto status (l’Europa).
Resta l’impotenza. Che può essere finanche accettabile, se intanto cresce la consapevolezza del tema, e se poi il tema diventa agenda, fatta di studi, approfondimenti, tentativi, soluzioni-tampone, parziali e limitate. Si traduce in pura frustrazione quando si alimenta solo delle urla stridule dei demagoghi e dei media.