Ma come si fa a non volergli bene? Ha quasi 80 anni, è seduto su una montagna di soldi, gli rompono quotidianamente le scatole un’ex moglie che se le inventa tutte per spillargli quanti più soldi è possibile, una nuova compagna che ha 50 anni meno di lui e vorrebbe insegnargli a vivere, un cane (o due, non ho ben capito) sui cui giochini inciampa e si fa male, una pletora di parassiti che lo riempiono di richieste cui non sa dire di no. E poi, ogni santo giorno, deve sciropparsi Brunetta, Fitto, Verdini, Santanché… non so se mi spiego. Eppure trova la forza di rimettersi in moto per una nuova campagna elettorale, rispolverando tutto il suo migliore repertorio. “Sono tra i leader più noti, anche in Cina e in Giappone”; “Sembra che io sia in cima agli obiettivi dell’Isis”; “Renzi con le sue riforme sta creando una piccola dittatura”; “E’ affetto da bulimia di potere. E poi non è stato scelto dagli italiani”; “Ho raggiunto il 75% del consenso nel 2009, lui (Renzi) ha il 35%”; “Il patto del Nazareno era diverso… abbiamo subito 17 richieste di cambio…”; “Faremo il partito repubblicano sul modello americano”. Meraviglioso.
Il punto è che il divertente (direi grottesco) ritorno in scena fa felici tutti. Esultano le sue truppe residue (“Con Berlusconi in campo vinceremo le regionali”), e anche gli altri. A partire da Prodi (“Berlusconi non è affatto finito”), per finire al fiorentino, che non vedeva l’ora di poter chiamare a raccolta la sua riottosa sinistra contro il nemico di sempre (“Ma non lo vedono che Berlusconi sta tornando?… Se lo facessero spiegare dai partigiani di Marzabotto chi sono davvero i nostri avversari”).
Così il cerchio si chiude. Assisteremo, da qui alle regionali, all’ennesima rappresentazione di una pochade che speravamo conclusa. E non possiamo farne colpa al vecchio leone, cui va solo la nostra ammirazione. Piuttosto è l’amato M. che dovrebbe risparmiarsi gli appelli all’union sacrée in salsa resistenziale contro il Cav. Aveva promesso tante riforme, il giovanotto, e sta pure cercando di portarle a casa. Ma la prima, se non ricordiamo male, era la liberazione dall’antiberlusconismo.