E’ la prima banalità che viene in mente a quelli che non sanno che cosa fare, in occasione di avvenimenti importanti in cui il Parlamento non è coinvolto né coinvolgibile per la funzione che ha, cioè quella di fare buone leggi. “Il governo riferisca in Parlamento”, tuonano all’unisono propagandisti e demagoghi, come se il fatto che un ministro legga una velina preparata da qualche ufficetto possa evitare un incidente avvenuto in uno stadio dieci giorni prima, annullare per magia una strage di cristiani in Kenya oppure rivelarci che cosa si sono detti Obama e Renzi una settimana fa.
Pure la stampa, il giorno prima, chiede a viva voce che il governo riferisca “nella sede propria”, il Parlamento. Perché sa che, il giorno dopo, potrà fornire il suo contributo quotidiano alla deriva qualunquistica, esibendo foto di emicicli emivuoti e sparando titoli scandalizzati: “L’aula vuota, davanti ai bambini” (Corriere); “Quell’aula vuota davanti al dramma” (Repubblica). Bravi i parlamentari che non partecipano a parate inutili. Una prece per un mestiere – quello giornalistico – che ebbe una sua dignità.