Il concetto è questo, lo espongo in modo piuttosto brutale. A me dei black bloc non interessa niente. Se ne incontrassi uno temo che non avremmo nulla da dirci: immagino che le nostre idee di società, convivenza, libertà, etc… siano troppo distanti. Né mi risarcisce l’idea di riempirli di insulti, come stanno facendo le persone a modo in queste ore: già definirli teppisti, incivili, barbari, etc… è quasi come immaginare con loro una forma di interlocuzione. Il punto è che, siccome nel mondo in cui viviamo vigono le regole che ci siamo dati noi, è bene – se ci riusciamo – che loro siano messi in condizione di non nuocere. Mi dispiace pure, ma è così.
A me intristiscono tutti gli altri. Quelli che pensano che in fondo la società sia ingiusta e sbagliata, quelli che si sentono perennemente in colpa per qualcosa, quelli che vedono dappertutto complotti, quelli che sanno solo attribuire agli altri colpe e responsabilità. Oppure quelli – per stare in tema – che ci hanno maciullato e ci maciullano i coglioni dicendo tutto il peggio dell’Expo, quelli che pensano – senza sapere di cosa parlano – che le multinazionali sono il male della terra, che bisogna cibarsi a kilometro zero, che ci sono i bambini che muoiono di fame, anche se i miliardi di esseri umani che oggi sopravvivono e ieri no ci riescono grazie alle multinazionali, al capitalismo finanziario e all’organizzazione più umana e razionale che ci siamo dati, e che si chiama mercato. Ecco, tutti questi qui – che non si incappucciano nei cortei – non possono cavarsela dicendo che i cattivi sono i black bloc. I cattivi, anzi gli stronzi, sono loro.