Non saranno i cupi cortei di insegnanti ignoranti e studenti sfaccendati a impedire la buona scuola (anche perché fanno più danni parcheggiandosi nelle aule). Non ci riusciranno i dislike sul video che hai postato su You Tube. E neppure le seghe alle mosche dei feticisti del web sull”umanista’. Così domani non saranno i 300 professionisti della disoccupazione, e salariati dallo Stato in forma di Lsu, a rovinare la festa della stazione Municipio della metro di Napoli, la più bella che ci sia. Come gli untorelli che volevano spiantare Milano non hanno rovinato il giorno dell’inaugurazione dell’Expo.
Il punto è diverso, Matteo: dove sono gli altri? Quelli a cui la buona scuola piace o – se ne sanno poco – dicono vedremo, magari andrà meglio di ora che è uno sfascio; quelli che sono contenti perché una metro si apre, sia pure nella città più disastrata d’Europa; quelli che sciamano felici nei viali dell’Expo, anche se un Kaiseki Hana costa 110€. Ma anche quelli che stamattina hanno smoccolato di fronte all’ennesimo sciopero dei trasporti pubblici di ogni venerdì e poi al lavoro ci sono andati in qualche modo senza scuse, quelli che sempre stamattina hanno scoperto che gli stranieri tornano a investire in Italia e – magari increduli – hanno detto accidenti forse questo paese si sta rimettendo in moto (anche senza dartene il merito, sia chiaro), ma perché non ci diamo tutti da fare? Questi qui dove sono?
Tu dirai che li ritroverai nelle urne. Gli altri sono la maggioranza silenziosa di persone normali che vogliono che la ruota giri. Non pensano che tu sia dio, ma sanno che o ci sei tu o il disastro, e quindi con te stanno, magari ancora per un po’ di tempo, passandosi la voce timidamente, sempre con qualche distinguo (perché siamo così noi italiani, mai una battaglia a viso aperto, dobbiamo tenerci tutte le strade pronte, ché poi di delusioni ne abbiamo avute effettivamente molte), e concludendo “non ci sono alternative”. Nel frattempo aspettano che ti sbrogli tutte le matasse da solo, assistendo ai tuoi numeri da giocoliere a bocca aperta, come dei bambini al circo, fino a un minuto prima pronti a fare finta di niente se dovessero andarti male. Come il giorno in cui cadrai davvero, quando ognuno chiederà all’altro col ditino alzato: “Ma tu non eri renziano?”, come i loro progenitori si sono rinfacciati nei secoli: “Ma tu non eri fascista, democristiano, comunista, craxiano, berlusconiano?”
Io penso che devi stare attento, perché questo maledetto codice genetico italico la società della comunicazione lo esalta ogni giorno di più. Prova a vincere non dico 4 a 3 ma 5 a 2 il prossimo 31 maggio e vedrai come tutti, ma proprio tutti, ti azzaneranno alle caviglie, chiedendoti conto degli impresentabili e dei precari, dei fuoriusciti e del territorio scadente, del moscio 0,3% e dei gessetti colorati. E il verso cambierà, ma non nella direzione che vuoi.
Avrai voglia a dire che tu non sei come quello del 2000 e che le regionali non sono il giudizio divino. Campania e Liguria saranno quello che il circo mediatico ha deciso che siano: prove del fuoco. Salti nel cerchio e vinci, ti bruci e il pubblico è già bello che pronto ad arrostirti sul palcoscenico.
Quindi fottili tutti. Ma non gli Stella e i Travaglio, di quelli chi se ne frega. Fotti gli altri, i tuoi. Chiamali a metterci la faccia. Mobilitali. Imponigli di uscire dai loro tinellini ipocriti e beneducati, fagli votare ex-fascisti e burlandine, portali per strada a fronteggiare fisicamente gli sfasciacarrozze. Sarà guerra civile, dici? Troppo impegnativa. Sta arrivando l’estate.