Per serietà è bene dirlo in premessa: le mie previsioni erano quasi tutte giuste. Salvo che ho fatto come Higuain ieri: ho fallito il rigore (ho detto 6-1 ed è finita 5-2). Quindi ho sbagliato. E ora veniamo alle bufale degli altri, che sono assai peggiori, perché vengono dette dopo, fottendosene dei dati.
La bufala dell’astensionismo. Si temeva l’Emilia 2014 (37%), è finita più o meno come in Baviera nel 2011 o in tante elezioni locali in giro per il mondo. In Italia la gente per le elezioni regionali vota sempre meno (2005: 72%; 2010: 64%; 2015: 54%), perché non riconosce le regioni come istituzioni vicine e produttive (ci costano 190 miliardi all’anno: che cosa ci danno in cambio?). Nello stesso giorno, ieri, a Matera ha votato per le comunali il 74%. Le persone normali votano quando lo ritengono utile. Non rompete i coglioni con la lagna dell’astensionismo.
La bufala del M5S – Fino a qualche ora fa i media – il cui unico interesse è destabilizzare e soffiare sul fuoco – hanno continuato a dire: “M5S primo partito in tre regioni”. Poi hanno corretto, senza sprezzo del ridicolo: “M5S mai così bene nelle amministrative”. Nella realtà i grillini sono secondi in Liguria, Marche e Puglia, terzi in Toscana, Umbria e Campania, quarti in Veneto. Sono un partito di media forza (dal 10% in Veneto al 22% in Liguria) con un tendenza al ribasso, dopo il boom del 2013. E’ normale, perché sono esplosi come forza antisistema. Fino a quando non decideranno di fare alleanze, proporre soluzioni di governo, etc… il progressivo calo continuerà.
La bufala Salvini – Come era largamente prevedibile, è già cominciato il tormentone del Matteo 2 come alternativa a Matteo 1. Che la Lega prendesse molti voti, nel vuoto politico del centrodestra, era più che scontato: resta il problema di come li utilizzerà. Se vuole sfidare Renzi per il governo, Salvini deve buttare via le felpe, costruirsi un vocabolario civile e un credibile programma di governo. Se lo fa, perde una parte di voti antisistema, che probabilmente (lo vedremo nei prossimi giorni) gli sono venuti finanche da frange grilline. Matteo 2 ha lo stesso problema del comico: diventare grande, cominciare a fare politica.
Possiamo passare alle questioni serie, che mi sembrano due:
1) Le spinte antisistema restano forti. Se – con gioco un po’ ardito – si sommano Lega e M5S, gli “antisistema” sono il 27% in Veneto, il 42% in Liguria, il 35% in Toscana, il 27% in Umbria, il 34% nelle Marche, il 18% in Campania e in Puglia. Ma, in un voto difficile e respingente, il sistema ha mostrato di essere in gardo di riassorbire progressivamente queste spinte. Soprattutto grazie alla seconda gamba del bipolarismo italiano, un centrodestra senza leader che mantiene un suo forte insediamento. Se viene fuori uno capace di mettere gentilmente da parte Berlusconi, il sistema può riassestarsi. Cosa che servirà a tutti, innanzitutto a Renzi.
2) Renzi è solo. Quando non scende in campo, il Pd si presenta per quello che è, un partito stanco, vecchio, inadeguato e litigioso: il voto veneto (dal 37% del 2014 al 16% di ieri) ne è la testimonianza secca. Il Pd non è strutturato per essere un partito del 40%: non ha regole interne, vita democratica, non seleziona classe dirigente. Soprattutto, il Pd guarda e pensa sempre e soltanto dentro l’orizzonte politico, culturale e simbolico della sinistra, mentre Renzi ha stravinto quando ha guardato al resto d’Italia. Se ricomincerà la solfa del dibattito interno con i Bersani e i D’Attorre, per il giovanotto la vedo male. Per vaccinarsi contro questo rischio, deve tornare al Nazareno o a qualcosa che gli somigli.
In conclusione, il dato a mio avviso dominante. Comunque non facciamoci prendere la mano dal politicismo. In queste elezioni, come avviene sempre di più e dappertutto, hanno vinto o perso le persone. Ha vinto – malgrado l'”impresentabilità”, la Bindi e tutto il resto – il brutale carisma di De Luca contrapposto all’incomprensibile understatement di Caldoro. Un personaggio interessante e anomalo come Ricci stava per fare il colpaccio in Umbria, contro la scialba continuità della Marini. Ha vinto il solido buongoverno di Zaia contro la debole Moretti e il deludentissimo Tosi. Lo strabordante populista Emiliano ha trionfato sulle divisioni del centrodestra. La sinistra ha perso in Liguria non per Pastorino (non dire o avallare questa sciocchezza, Matteo), ma perché la Paita è una figura sbiadita ed è apparsa come la continuazione del sistema di potere burlandiano. Gli elettori sono infinitamente saggi, guardate. Fanno sempre la cosa giusta.