Provate a cercare stamattina sui giornali a quale articolo della Costituzione fa riferimento la Corte quando stabilisce che gli stipendi degli statali non possono essere bloccati per troppo tempo: nessuno lo dice. Lo chiedo su Twitter: nessuno risponde, salvo una coraggiosa signora che prima richiama la tautologia dell’art. 134, quello per cui la Corte “giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti dello Stato e delle regioni”, poi spara una raffica di articoli: il 2 (la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo; il 3 (tutti i cittadini hanno eguale dignità di fronte alla legge); il 35 (la Repubblica tutela il lavoro); il 36 (il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro); il 39 (i sindacati hanno personalità giuridica e possono stipulare contratti collettivi di lavoro); il 53 (tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva). In sostanza una cosa è certa: nessun articolo della Costituzione prescrive l’aumento ad libitum degli stipendi. Però la Consulta decide che sì, i dipendenti pubblici ne hanno il diritto (non retroattivo, giusto perché c’è l’art.81 riformulato che impone il pareggio di bilancio). Fine.
Di qui a un po’ vedremo le motivazioni di questo obbrobrio, contrario al funzionamento e alla competitività del sistema, alla civiltà e al buon senso (e anche all’uguaglianza dei cittadini sancita della Costituzione, ma su questo non farò ricorso…). In ogni caso, per quello che mi riguarda, dalla vicenda derivano alcune, semplici considerazioni.
La Costituzione è una gabbia insopportabile, le sue norme palesemente inattuali e demagogiche garantiscono protezione solo a coloro (e sono tanti) che vogliono conservare i vecchi assetti.
I giudici della Consulta, i magistrati contabili, oltre che le Procure, i Tar, i Pm, i Gip, etc… sono i detentori pressoché unici del potere in Italia. La cosa non mi scandalizza in sé (o forse sì…): ma almeno decidiamo di eleggerli alle cariche che ricoprono, evitiamo che facciano il bello e il cattivo tempo senza contrappesi democratici.
La politica non ha più alcuna sovranità, schiacciata dal peso opprimente delle corporazioni e dalla pervasiva giuridicizzazione della vita pubblica.
Tutto questo non mi piace per niente. Continuo a sperare che anche a Renzi non piaccia il funzionamento di questo paese, e che possa fare ancora qualcosa per salvarlo. Ma ormai nutro più di qualche dubbio.