Non varrebbe la pena parlare di Rai, perché l’argomento appassiona solo gli addetti ai lavori: giornali e giornalisti, appaltatori e appaltati, seconde e terze file della politica, salotti in disarmo. Ma le reazioni che leggo sono talmente dissennate ed estreme da provocare anche ad un placido nonno in vacanza un vero moto di stizza.
Ma mi spiegate tutto questo scandalo per il nuovo consiglio di amministrazione Rai? Mi dite dove sta la differenza – faccio i primi nomi che mi vengono in mente – tra Messa e De Laurentiis, Freccero e Balassone, Diaconale e Emiliani? Mi ricordate quali erano all’atto della nomina le competenze televisive dei mille che hanno affollato i Cda Rai nel corso degli anni (cito sempre a memoria: gli editori Donzelli, Sellerio e Olivares, i filosofi Beppe Vacca e Tullio Gregory, lo storico del Medioevo Cardini e il costruttore Marchini, lo scrittore Siciliano e Liliana Cavani, il pubblicitario Alberto Contri) e quali sono state le benemerenze acquisite, le cose concretamente fatte da tutti questi signori nel corso dei loro incarichi?
Vedrete che grosso modo funzioneranno meglio questi sette più o meno sconosciuti. Intanto prenderanno davvero pochi soldini (80mila euro lordi: nessun professionista di livello potrebbe lavorare seriamente per così pochi denari) o non li prenderanno affatto, se sono pensionati. In secondo luogo conteranno assai poco, avranno molto meno potere, posto che l’abbiano avuto i loro predecessori, al di là delle stanze spaziose che occupavano al piano nobile di viale Mazzini. Alcuni di loro non andranno al di là di qualche intervista: il vecchio Freccero ha già cominciato, facendola grottescamente fuori dal vaso. Altri magari faranno il loro dovere, inventandosi qualche proposta o facendo dignitose marchette per coloro che si stanno strappando i capelli in queste ore. E Monica Maggioni, una brava giornalista, farà bene da Presidente.
Ah certo, dimenticavo. Nessuno dei sette è stato nominato dalla società civile. Allora faccio appello anche io ai famosi due neuroni, se vi restano. Collegateli, e ricordatemi che cosa hanno combinato nell’ultimo Cda i signori Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, scelti dal noto Pierluigi Bersani, immacolato leader della fu ditta. Dopo la fatica, quando avrete completato l’elenco delle opere dei sunnominati, andate a rinfrescarvi la testa a mare. Potreste tornare a riva avendo magicamente compreso che una bella, esplicita lottizzazione dei partiti è moralmente più sana dell’indignazione ipocrita di cui vi riempite la bocca.