I sondaggi politico-elettorali non servono a niente, come ci sforziamo di dire da tempo, come ha capito Gallup (prima società nel mondo di ricerche socio-demografiche) che ha deciso di non produrne più, come dimostrano gli stessi risultati elettorali italiani, ormai da anni lontanissimi dalle previsioni.
Le ragioni di fondo dei fallimenti dei sondaggi politici sono il liquefarsi dei partiti, che prima erano un ancoraggio sociale, culturale e ideologico abbastanza attendibile per le ricerche, l’estrema velocizzazione e la conseguente rapida consunzione degli eventi sui media, la personalizzazione sempre più spinta della lotta politica.
Considerazioni utili per valutare l’indagine apparsa oggi sul Mattino, sulle prossime elezioni amministrative a Napoli (prossime? si voterà tra sette mesi, un’eternità).
Come sempre sono sondati i partiti, con risultati piuttosto clamorosi (5 stelle al 32%, Pd al 14%, Forza Italia e arancioni appaiati al 14%, etc…). E poi i candidati, presi piuttosto a piacere dal mazzo degli aspiranti e dei si dice. Di Maio, Lettieri, Carfagna, Bassolino, De Magistris e un MisterX del M5S sono testati in diverse possibili combinazioni. Quattro alla volta, come vedete nell’immagine di sintesi.
Il gioco ha un tasso di arbitrarietà assoluto, visto che al momento gli unici due candidati dichiarati sono Lettieri e De Magistris: gli altri non ci sono (Mister X), nicchiano (Bassolino), resistono (Carfagna), non si sa (Di Maio). Ma – all’interno della generale virtualità dell’esercizio – alcune cose vale la pena notarle:
- mentre Bassolino, De Magistris, Carfagna e Lettieri prendono tutti più voti (anche molti) dei loro partiti di riferimento, Di Maio ne prende meno dei potenziali elettori del M5S (e Mister X assai di meno). Vuol dire una cosa semplice: anche in questo caso (come abbiamo già spiegato) è evidente la sopravvalutazione del potenziale di voto dei grillini, dovuta alla loro esposizione mediatica e alla euristica della disponibilità di cui si giovano;
- De Magistris non ha ancora perso. Pur non avendo partiti o coalizioni di riferimento (chi sono oggi “gli arancioni”?), il sindaco è in campo. Un quinto degli elettori è con lui. Un buon dato, se si considera l’oggettivo disastro della sua amministrazione;
- il centro-destra c’è. Non è tagliato fuori, nelle due possibili versioni Carfagna/Lettieri (quest’ultimo più “espansivo” della prima). Un dato confortante, perché un centrodestra forte può aiutare la ricostruzione di un sistema “ordinato”, che assorba progressivamente populisti e sfasciacarrozze;
- e c’è anche Bassolino, che nel disastro del suo partito di riferimento e senza che la sua candidatura sia neppure partita, raccoglie anche lui più di un quinto di consensi. Per uno che qualche anno fa era letteralmente innominabile, è una buona base di partenza.
Insomma – sempre considerando l’assoluta aleatorietà dell’indagine – la competizione elettorale a Napoli si presenta piuttosto divertente e interessante, per chi ama il genere. (Ma tenete presente che, personalmente, stamattina ne scrivo giusto perché fuori piove e i nipotini non sono ancora arrivati).