Stamattina rispondo sul Corriere del Mezzogiorno a qualche cialtronata di troppo (si tratta di piccole vicende napoletane).
Caro direttore,
scrivo “per fatto personale”, un po’ obbligato a farlo, visto che il Corriere del Mezzogiorno ha ospitato nei giorni scorsi due mezze paginate a firma Marfella&Cicelyn, prevalentemente di insulti contro il sottoscritto.
Sono abituato da molto tempo a subire attacchi “ad personam”. Semplicemente perché non sono inquadrabile e uso la mia testa per dire quello che penso. Non è che sia più bravo di altri: è che sono libero. Mi guadagno da vivere con le mie attività: sono le imprese a darmi fiducia per il lavoro altamente specialistico che produco. Non dipendo dalla politica da decenni; ne sono uscito perché soffocava la mia libertà. Sono amico di Bassolino, e non si contano le volte che l’ho mandato a quel paese. Sono amico di De Luca, e gli dico spesso cose che non gli fanno piacere. Tifo, al momento, per Renzi ma – quando mi va – lo critico sul mio blog. Per usare un’espressione british, me ne strafotto di Bassolino, di De Luca, di Renzi e di chiunque. Capisco che la mia è una condizione invidiabile e felice. Però me la sono conquistata.
Capisco anche che le mie, spesso, sono posizioni spiazzanti. La politica chiede atti di fede. La politica napoletana, poi, impone affiliazioni di sangue e non vive senza retropensieri e sospetti: roba che alle mie orecchie suona ridicola, più che stupida. Per questo, mi rendo conto, disoriento addetti ai lavori e poveri di spirito.
Niente di grave, naturalmente. La cultura democratica si differenzia dai fondamentalismi di varia natura perché – oltre a discutere anche con veemenza delle cose e non delle persone – nutre una profonda fiducia nel prossimo. Un giorno anche la premiata ditta Marfella&Cicelyn imparerà ad “entrare nel merito”, come si diceva una volta, invece di sparacchiare anatemi e insulti. Nella speranzosa attesa di quel giorno, mi scuso per aver occupato impropriamente qualche riga del giornale.
Claudio Velardi